Ha destato grande interesse la mostra di Mario Vespasiani “Mara as Muse – Storie di viaggiatori, memorie e messaggi” appena inaugurata presso lo Studio Vespasiani – One Lab in Ripatransone, che in continuità con le precedenti serie tematiche, presenta in anteprima una selezione di opere inedite prodotte dall’artista nel 2016.
La mostra si apre con dipinti di piccolo formato che ritraggono paesaggi e architetture, inseriti all’interno di involucri di vetro per conferire una sorta di protezione ad una visione che si scopre tridimensionale. Ciascuna opera vuole essere un’osservazione silenziosa di un panorama che non si svela immediatamente, ma che attraverso i colori e il senso di rotazione, porta a riconoscere i tratti fondamentali di luoghi che emergono dalla memoria e dal fluire del tempo.
Ogni paesaggio, spunta dal fondo con una immediatezza propria e con la stessa delicatezza sembra svanire nel medesimo istante. Le opere toccano un altro di grande emotività se collegate al terremoto che ha colpito di recente le popolazioni del centro Italia, in quanto rispecchiano quella bellezza millenaria che resiste agli assalti esterni, dove perfino gli elementi naturali, imbiancati dalla neve o dalla polvere, svettano anche se feriti.
I cilindri di vetro alterano la visione tradizionale dell’opera bidimensionale, per offrire più punti d’osservazione, per mettere in intimità col quadro, attraverso un maggiore ascolto scatenato dagli eventi estremi: dalle situazioni imprevedibili da un lato e dalla consapevolezza di un’esistenza pienamente vissuta dall’altro.
Per tale ragione a queste opere si aggiunge la serie inedita di disegni su carta, che sembrano fatti della polvere dei crolli, in cui è una donna la co-protagonista del viaggio a due, nella vita e nell’arte. Il racconto si svolge nelle sfumature di nero del carbonicino, dove ciascun foglio mostra la musa Mara ritratta dal vero oppure nella posa che Mario le ha chiesto di interpretare. Senza distinguere quali delle due situazioni, il punto è da farsi sull’evanescenza del tratto e delle forme che evidenziano una sensualità mai scontata, ma da scoprire in ciò che rimane accennato.
La ricerca dell’eleganza nel segno, mostra ancora una volta come la direzione intrapresa da Mario Vespasiani, sia completamente personale e per nulla condizionata dalle tendenze provocatorie e scandalose di cui l’arte contemporanea sembra non riuscire a fare a meno.
Un grande ritratto della Madonna col Bambino come quelle che abbiamo visto salvate e sistemate di fretta fuori dalle chiese, completa il collegamento con le altre opere presenti nelle sale, aumentandone la componente emotiva.