Sarà in scena al Teatro Nuovo di Napoli lo spettacolo L’armata dei sonnambuli tratto dall’omonimo romanzo di Wu Ming, un progetto di Andrea de Goyzueta e la drammaturgia di Linda Dalisi, che vede interpreti, in scena, Michelangelo Dalisi, Andrea de Goyzueta, Francesca De Nicolais, Renato De Simone, Rosario Giglio, per la regia di Pino Carbone.
Presentato da Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro, la pièce, tratta dall’ultimo romanzo storico del collettivo Wu Ming, è ambientata nella Rivoluzione Francese, in particolare nel periodo del Terrore, momento in cui nulla è più definito, tutto si capovolge, e, ricordando Deleuze, si scopre come ‘interessanti non siano tanto le rivoluzioni quanto i rivoluzionari e quello che realmente la rivoluzione cambia nelle loro vite’.
L’opera, ricca di riferimenti reali, racconta gli avvenimenti più dirompenti di un’epoca piena di capovolgimenti, e lo fa attraverso le vicende di quattro personaggi. Orphée D’Amblanc, medico mesmerizzatore, si addentra nelle viscere della Francia più reazionaria per indagare su misteriosi casi di sonnambulismo. Marie Nozière, sarta del popolo, avvia una commovente lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne.
Leo Madonnét, attore italiano caduto in disgrazia, finisce per diventare un vero e proprio combattente di strada a servizio della rivoluzione. Il controrivoluzionario Cavaliere d’Yvers, potente esperto delle tecniche di sonnambulismo, guida un’armata di sonnambuli immuni al dolore reclutati nel manicomio di Bicêtre con lo scopo di liberare il giovanissimo figlio del sovrano decapitato.
A questi si aggiunge un narratore, testimone oculare degli eventi rivoluzionari destinati a cambiare il corso della storia e delle vite delle generazioni future. Un grande romanzo storico si fa drammaturgia contemporanea, per offrire possibilità di sperimentazione e indagine sulla realtà che ci circonda. La rivoluzione francese diventa una grande lente con la quale scrutare la complessità del nostro presente, per ritrasmetterla al pubblico attraverso il teatro e sublimarla attraverso la più forte delle passioni umane, quella di cambiare il mondo.
“Oggetto della trasposizione teatrale è l’atto rivoluzionario sino a quando rimane tale, sino a quando è un continuo divenire, e perciò – sottolinea Carbone – è un atto performativo”.
Lo spettacolo rappresenta alla fine la costruzione stessa dello spettacolo, e, a lavoro compiuto, nasce la tentazione di azzerare tutto, di ripartire dal vuoto, prendendosi una pausa. L’azzeramento diviene presupposto alla dinamicità: ‘azzerare per ricominciare’.