In tutto il mondo le dimensioni dell’impatto umano sulla natura hanno subito una grande accelerazione negli ultimi 60 anni, ed hanno reso le società più vulnerabili e ridotto gravemente le capacità di vitalità e reazione dei sistemi naturali. Gli stravolgimenti degli ultimi anni sono superiori a quelli degli ultimi precedenti decenni. Il 2016 è stato l’anno più caldo a livello mondiale poiché la temperatura media superficiale ha raggiunto un incremento di 1.1°C rispetto al periodo preindustriale, mentre il livello di concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera ha superato le 400 parti per milione, il 144% in più rispetto al periodo preindustriale.
In Italia negli ultimi venti anni si è verificata sempre un’anomalia media positiva delle temperature (rispetto al trentennio 1961-1990 è stata nel 2015 di +1.58°C). Gli ultimi scenari per l’Italia, seguendo quelli dell’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), prevedono incrementi della temperatura media che si collocano per fine secolo e per l’intero territorio nazionale nell’intervallo di 3°C – 6°C rispetto ai valori attuali. Si sta verificando un incremento della temperatura senza precedenti con un calo delle precipitazioni medie annuali, con estati in generale più secche, ed inverni più umidi, in particolare nelle regioni settentrionali.
In generale nel nostro territorio stanno aumentando frequenza ed intensità di eventi estremi e per l’ultimo trentennio del XXI secolo è atteso un aumento dei periodi aridi, caratterizzati cioè da giornate consecutive senza precipitazioni e un aumento, in alcune aree, di eventi di intensa precipitazione (piove meno ma con più intensità).
Su un territorio complesso e fragile come quello italiano, questi fenomeni possono portare ad una sostanziale variazione della frequenza e delle entità di frane, alluvioni e magre dei fiumi, con effetti importanti per l’assetto territoriale e i regimi idrici.
Gli impatti del cambiamento climatico sono sempre più forti sia sugli ecosistemi ed i processi ecologici, sia sui singoli organismi, sulla struttura e dinamica delle popolazioni, sulla distribuzione e migrazione delle specie, sulla produttività degli ecosistemi, costituendo una crescente minaccia per la biodiversità del nostro paese e per i vari servizi ecosistemici e i settori socio-economici.
L’accelerazione del cambiamento del clima è più veloce della capacità di reazione dimostrata dagli Stati. Una battuta di arresto del processo avviato dalla Cop 21 di Parigi, o la parziale applicazione, avrebbe conseguenze irreparabili. I governi dovranno impegnarsi nella riduzione delle emissioni di gas climalteranti accelerando con grande rapidità l’uscita dai combustibili fossili e investendo su energie rinnovabili, efficienza e risparmio energetico. Le città devono imparare a imitare gli ecosistemi e ridurre consistentemente il flusso di energia e materia che le attraversa.
I ricercatori membri del Comitato Scientifico WWF Italia esprimono forte preoccupazione per la situazione attuale e chiedono alle istituzioni italiane una corrispondente accelerazione delle risposte e degli interventi volti alla mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
Chiedono misure immediate volte alla conservazione del capitale naturale, base fondamentale del nostro benessere e del nostro sviluppo, che favorisca le connessioni e le infrastrutture verdi del territorio, impedendo l’ulteriore consumo di suolo e lo sviluppo di un piano di protezione efficace ed efficiente per salvaguardare lo straordinario bene comune della biodiversità del nostro paese sul territorio e nel mare.
Chiedono interventi immediati volti a ridurre le emissioni di gas climalteranti con una Strategia Energetica Nazionale (SEN) che risponda adeguatamente e senza tentennamenti e con una visione a lungo termine, alla sfida del cambiamento climatico in atto e con strategie e piani di adattamento al cambiamento climatico su tutto il territorio nazionale.