Inaugurata, ieri mattina, presso l’Azienda Ospedaliera dei Colli – Ospedale V. Monaldi di Napoli, la sala d’aspetto “L’angolo del tempo“. L’iniziativa, promossa da A.I.STOM – Associazione Italiana Stomizzati con il contributo incondizionato di Roche, prevede il riallestimento delle sale d’attesa esistenti nei reparti oncologici.
L’angolo del tempo: umanizzazione delle cure
“La maggior parte delle sale d’attesa dei centri oncologici sono poco confortevoli e non incidono positivamente sullo stato d’animo del paziente, accrescendo preoccupazioni e senso di incertezza – ha dichiarato il Cav. Francesco Diomede, Segretario Nazionale di A.I.STOM ed ex paziente oncologico – Troppo spesso i pazienti e i loro familiari sostano per lungo tempo in aree anguste, inospitali, senza servizi. Trovare al contrario in una sala d’aspetto un ambiente sereno rende più confortevole e rilassante il periodo delicatissimo che precede i trattamenti, andando a incidere anche sulla risposta alle cure“. “Ho iniziato il mio percorso di cura circa 40 anni fa, – prosegue Diomede – quando, prima di fare i trattamenti, sostavi nei corridoi, spesso in piedi, ti sentivi solo come un cane… Oggi sono molto contento perché ho portato questo progetto a prima Bari, ora a Napoli, e voglio continuare anche in altre città“.
L’angolo del tempo: uno spazio da vivere
Il percorso di un ammalato oncologico è fatto di lunghe e pesanti attese: attesa della diagnosi, attesa della somministrazione dei trattamenti. I luoghi dove si svolgono queste attese, le sale appunto, sono crocevia di storie e di sofferenze. L’ansia per cosa avverrà al di là della porta genera in ogni ammalato una serie di sensazioni spiacevoli che molto spesso vanno a unirsi a quelle degli altri ammalati presenti in un crescendo di angoscia e paura. È il quadro dipinto dal Dott. Vincenzo Montesarchio, direttore della UOC Oncologica dell’Ospedale Monaldi. “Ogni giorno abbiamo in sala d’attesa circa 80 persone per ogni turno di trattamento. Queste persone, accompagnate da caregivers, sostano nelle sale d’attesa anche due ore. Pensate a quanto malessere si genera“. “Ebbene – continua Montesarchio – noi abbiamo ridipinto la sala d’attesa con colori vivaci, abbiamo fatto disegnare dei murales da una nostra volontaria e abbiamo curato molto l’accoglienza del paziente mettendo in sala d’attesa delle psicologhe“. La presenza delle psicologhe aiuta a canalizzare le conversazioni verso orizzonti più positivi, mentre il rito della colazione tutti insieme aiuta ad alleviare lo stato di angoscia. La sala d’attesa ha anche delle sedute comode e degli spazi dedicati alla lettura.
L’angolo del tempo: non solo medicine
Ormai in campo medico è accertata la valenza terapeutica del buon umore e le terapie farmacologiche sono talvolta così pesanti che è necessario tenere conto anche della qualità della vita dei pazienti durante i trattamenti. Uno dei modi in cui un paziente può dare un senso alla sua sofferenza è raccontare la sua storia. Ecco che il prossimo step sarà quello di coltivare la medicina narrativa, creare dei totem dove ognuno potrà leggere la storia di chi lo ha preceduto in quegli spazi e scrivere la propria da far leggere a chi verrà dopo.