Dal boom economico in poi, l’interesse per il sesso ha dovuto competere con la seduzione delle merci. La pubblicità ha saccheggiato la sfera del desiderio in ogni modo, ma spostando la soddisfazione della libido sull’acquisto della merce. Ciò ci ha fatto adattare progressivamente all’idea che non abbiamo bisogno di altri esseri umani per sentirci appagati e che ciò che possiamo autonomamente acquistare può portarci più gioie e meno dolori. La fusione tra il corpo dell’uomo e la macchina comincia in età industriale, quando le persone diventano parti protesiche della macchina.
Con le invenzioni ottocentesche, la macchina fotografica, il registratore, il telefono, tutto può essere riprodotto e questi mezzi diventano, a loro volta, protesi del nostro piacere sessuale ipertecnologizzato. Estremamente pertinente, a questo proposito, l’intervento del Professor Adrian David Cheok, docente d’informatica presso la London University, durante la conferenza Love and Sex with Robots, tenutasi alla Goldsmith University di Londra, secondo il quale il sesso tra gli umani sarà come andare un concerto della Royal Albert Hall, mentre il sesso con gli umanoidi corrisponderà ad ascoltare una riproduzione della Nona di Beethoven a casa propria, per la vita quotidiana, una riproduzione può bastare.
Telecamera, computer, smartphone, integrano i nostri corpi e le nostre menti e ci spingono alla produzione compulsiva di visioni ipersoggettive della realtà, pezzi di realtà nei quali c’è lo spazio solo per noi stessi, poiché, per propria vocazione, questi mezzi non possono riprodurre in nessun caso l’ oggettività inattingibile della realtà. Esposti a circa un secolo e mezzo di questo tipo di esercizio, la nostra possibilità e poi, capacità, di vivere i piaceri sensuali nella loro sanguigna brutalità, fatta di umori e di sensi corporei, si è ridotta a lumicino.
Negli anni ’80 arriva l’Aids, il condom diventa l’unico dispositivo in grado di proteggerci e viene imposto con la forza del terrore dall’Aids, la leggenda dice che il virus sia stato creato in laboratorio, ci pensa il latex a fare il sottovuoto alla nostra carnalità, come fosse un fuso di pollo in vendita al supermercato. Da qui all’inseminazione artificiale, in cui il concepimento avviene in ambiente asettico e medicalizzato, il passo è breve ed ancor più breve la sua espansione verso la dibattuta pratica dell’utero in affitto. Lo scopo è sempre lo stesso, renderci isolati dal resto dell’umanità, divide et impera, emancipati da esso e dai limiti previsti dalla Natura, ma completamente asserviti alla Tecnica. Ciò che non tramonta mai, però, è l’ossessione del matrimonio piccolo borghese, quella non la molliamo in nessun caso, perché lo schema non può essere mai davvero messo in discussione.
« C’è da lottare, prima di tutto contro la «falsa tolleranza» del nuovo potere totalitario dei consumi, distinguendosene con tutta l’indignazione del caso; e poi c’è da imporre alla retroguardia, ancora clerico-fascista, di tale potere, tutta una serie di liberalizzazioni “reali” riguardanti appunto il coito (e dunque i suoi effetti): anticoncezionali, pillole, tecniche amatorie diverse, una moderna moralità dell’onore sessuale ecc’ ecc’.» (PPP).
Avremmo dovuto cominciare allora, circa quaranta anni fa, quando Pasolini, inascoltato, ci metteva sull’avviso, a difendere la potenza sovversiva del coito, che lo ha esposto alla repressione da parte del potere lungo tutta la storia dell’Umanità. Non lo abbiamo fatto, semplicemente perché eravamo convinti che fosse giunto il tempo di sdoganarlo, dopo secoli di sottomissione alle regole della morale e non ci siamo accorti che ci stavano dando il permesso, come si fa con i bimbi quando li si trova con le dita nella marmellata. Ad oggi possiamo serenamente concludere che la forza rivoluzionaria del coito, in qualunque delle sue declinazioni umane, è definitivamente sconfitta, molto più di quanto non sia stata capace di fare nessuna delle religioni del mondo.