Medioevo?Un secolo controverso, buio, luminoso, pieno di intensità, e l’amore? Ah cari amici, l’amore era tutt’altro che cortese, non era certo quello cantato dai poeti. Miei cari romantici, non leggerete un rigo in più se pensate vagamente che parleremo di quell’amor cortese celebrato dai poeti e nei teatri, quell’amore in cui la donna diventava la dea assoluta dell’uomo, quell’amore poetico, adultero, gioioso, pazzo e tragico che faceva vibrare gli animi degli scrittori.
Eh no! La realtà è proprio diversa, ma di migliaia di anni luce. Potremmo quasi dire che l’amore che celebravano i più illustri poeti era quasi un rifugio, un porto sicuro per salvarsi dall’asettica realtà dei fatti.
Primo: i matrimoni. Quello che noi consideriamo una scelta consapevole e i più romantici il coronamento di un sogno: resettiamolo. Il matrimonio e di conseguenza l’amore che dovrebbe derivarne, erano un vero e proprio contratto, stipulato e deciso da terzi, talvolta per appianare conflitti fra famiglie, molto spesso si trattava di vere e proprie conciliazioni politico- sociali.
Secondo: l’età. Ci si sposava bambini in pratica, quando penso alla donna penso a una condizione di asessualità. Per la donna infatti il matrimonio era concesso già a partire dai 12 anni, consolante appare la consuetudine pratica secondo cui l’età matrimoniale scelta per la maggior parte delle donne si aggirava intorno ai 14 anni. Pensate che verso i 15 – 16 anni la donna iniziava a essere considerata “vecchia” e a 17, aimè , era una giovane e probabilmente bella zitella. Ai ragazzi andava meglio, diciamocelo, partiamo dai 17 anni per contrarre matrimonio ma non erano mai considerati scapoli o, per meglio dire, vecchi per il matrimonio e vi dirò di più: non erano così rari matrimoni fra uomini adulti che cercavano di assicurarsi la discendenza e donne-bambine. Tutto ciò ha veramente molto poco di poetico, ammettiamolo e quel che viene a seguire non è da meno.
Per essere considerato valido, il matrimonio doveva essere consumato e, a tal proposito, si usava conservare il lenzuolo “incriminato” impregnato del sangue verginale della donna. Diciamocela tutta: serviva una prova e quindi accettiamo anche il lenzuolino se poi al mattino arriva il dono, eh si, perché gli uomini del medioevo erano degli inguaribili romanticoni o quasi. La donna, come tradizione esigeva, la notte della prima volta, soleva pettinare i capelli in modo da alzarli per mostrare quanto più possibile la fronte, questa pettinatura era considerata l’espressione massima della sensualità. Dopo i capelli, passava alla cura della pelle, faceva un buon bagno e cospargeva la propria pelle di olii profumati, poi si dedicava al marito e udite udite, il mattino seguente otteneva in cambio un bel cofanetto decorativo come cadeaux per una spesso imbarazzante prima esperienza sessuale.
Poeti romantici rifugiati nel sogno? A ben ragione! Pensate di aver sentito abbastanza? Eh no! Illusi. Vi dirò di più: esisteva un calendario dell’amore. Eh si quando si poteva fare l’amore non lo decideva la passione, semmai passava da quelle parti qualche volta.
La legge religiosa vietava di praticare sesso in alcuni periodi dell’anno e nei week end, si calcola che ai coniugi rimanessero circa 185 giorni per dedicarsi alle “pratiche amorose” ovviamente senza contare i giorni in cui la donna era gravida, il ciclo e il puerperio.
Ma non solo, il vescovo tedesco Sant’Alberto Magno (1206 – 1280) si incaricò di redigere un elenco di posizioni ordinandole dalla più peccaminosa a quella più consona:
5- Da dietro
4- Lato a Lato
3 – Seduti
2_ In piedi
1 Missionario
Da prediligere, dunque, il missionario e possibilmente “vestiti”. Rapporti orali? Tre anni di prigione.
Diciamo che tutte queste limitazioni, aggiunte al fatto che il matrimonio era concordato da terzi non agevolavano proprio la nascita di un sentimento meno che mai di quell’amore tanto decantato, anzi, sembrano quasi allontanare i due malcapitati. Vien da sé che non erano rari i casi di adulterio e quindi adulterio si ma non per le donne. La Chiesa dovette accettare il fatto che l’adulterio nel medioevo si assicurò la vetta della classifica delle consuetudini e, dunque, si per gli uomini.
Un uomo era considerato adultero soltanto se aveva avuto rapporti con una donna sposata, se la donna era nubile la questione era facilmente risolvibile. Per la donna l’accusa era imprescindibile dallo stato civile dell’amante.
Complice di tutta la questione adulterio era anche l’etica del tempo e le leggi estremamente restrittive che volevano ossessivamente salvaguardare il matrimonio dal peccato talvolta sortendo il contrario effetto. Un esempio? Al tempo di pensava che le passioni offuscassero la mente e dunque: niente preliminari! Fra marito e moglie spesso e poco volentieri il rapporto sessuale si esauriva in un velocissimo coito del tutto indifferente alla donna.
Ora, ditemi voi: come potevano i poeti decantare una situazione del genere? Meglio rifugiarsi nel sogno che fare i conti con la realtà!