Alchimia interiore è il termine con il quale in occidente si traduce il termine cinese “neidan”, questo rappresenta un metodo di crescita spirituale cinese fatto di diverse tecniche e tappe da raggiungere. L’alchimia interiore punta al raggiungimento di uno sviluppo spirituale in cui si è in uno stato di unione mistica con il Tao (considerato la “madre” di tutto ciò che esiste), dove non c’è più distinzione e confine tra l’assoluto e il relativo.
La nascita di questo metodo di coltivazione spirituale è perlopiù attribuile al taoismo, ma presenta anche notevoli influenze buddhiste e confuciane. Trovare una precisa origine di queste pratiche è molto difficile, probabilmente il neidan è il risultato di diverse tipologie di pratica spirituale. Un principio delle tecniche di alchmia interiore è riscontrabile già in epoca Han (206 a.C. al 220 d.C), dove i così detti “maestri delle formule” (dei saggi e studiosi di varie discipline) cercavano dei metodi per raggiungere una lunga vita e una buona salute fisica, un inizio delle pratiche alchemiche interiori è riscontrabile anche nel testo “Nei Yeh” (350 a.C). Tra gli individui che in un certo qual modo hanno anticipato la nascita dell’alchimia interiore spicca il maestro Ge Hong (283 d.C – 343 d.C).
L’alchimia interiore è indubbiamente strettamente legata a ciò che viene chiamato alchimia esteriore (waidan), in parte deve a questa tradizione la sua nascita e sopratutto la sua terminologia. L’alchimia esteriore si prefiggeva l’obbiettivo di raggiungere un’immortalità trascendentale, ma molto spesso anche fisica, utilizzando perlopiù ingredienti prodotti dall’uomo, anche se questa pratica ha permesso scoperte importanti che oggi potremmo definire scientifiche, essa è stata per molti uomini dannosa, portando spesso alla morte per ingerimento ed eccesso di uso di sostanze pericolose, per tali motivi questa pratica andò man mano in disuso.
L’alchimia interna assunse definitivamente una sua propria identità distaccata dalle altre tradizioni soltanto tra il 700 e i primi secoli del secondo millennio d.C.
La differenza fondamentale tra l’alchimia interna e quella esterna, è che la prima non ricerca ingredienti esteriori per raggiungere i propri obbiettivi, bensì gli ingredienti sono ritenuti presenziare nel corpo dell’individuo. In Cina e in special modo nel contesto alchemico, la considerazione del corpo è differente da quella tipicamente occidentale, nel contesto del neidan tre termini definiscono le concezioni del corpo umano:
Ti: si tratta della concezione del corpo più simile a quella che abbiamo comunemente in occidente, designa la struttura fisica come un tutto ordinato fatto di parti interdipendenti.
Xing: traducibile come “forma”, si riferisce alla caratteristica che identifica ogni entità nel “mondo della forma”, con questo termine si intende prevalentemente il corpo come la residenza dello spirito.
Shen: rappresenta l’intero essere umano, inclusi aspetti non materiali che vanno dal pensiero, ai sentimenti, alla personalità e alla funzione nella società.
La concezione del corpo occidentale non è quindi adatta per rappresentare il senso che si dà al corpo nell’alchimia interiore, inoltre il corpo umano nel taoismo è considerato un contenitore d’innumerevoli elementi, in questo caso alcuni fungono da ingredienti per realizzare le tecniche alchemiche. I principali ingredienti del corpo umano per la realizzazione dell’opera alchemica sono il jing, il qi e lo shen:
Shen: spesso tradotto con il termine “spirito” o “energia spirituale” si riferisce a ciò che nell’individuo esiste ma non ha una forma materiale, come la parte più spirituale dell’uomo o come la mente umana con i suoi processi cognitivi.
Questi tre elementi presenti nel corpo umano hanno una fondamentale importanza in tutte le scuole alchemiche cinesi. Le varie scuole taoiste presentano una notevole uniformità d’insegnamento, ma tuttavia com’è normale che sia, ci sono anche delle differenze, una delle differenze presenti fin dagli albori della nascita delle prime scuole di neidan è relativa alla priorità data alla coltivazione dello “xing” (natura innata) e del “ming” (forza vitale):
Xing: con questo termine ci si riferisce a una nostra “Natura Innata” che trascende l’individualità, corrisponde a una sorta di mente primordiale presente in ognuno.
Ming: Viene in questo ambito tradotto come “forza vitale” indica “l’impronta” che riceve l’individuo al momento della nascita.
In base a questi concetti di xing e ming, si sono sviluppati due principali metodi per l’allenamento alchemico. Il primo è basato sulla coltivazione della mente che intende rimuovere tutte le varie cause che impediscono di ritrovare la propria vera natura spirituale. La seconda si concentra in primis su i componenti dell’essere umano, come il jing, il qi e lo shen. Tuttavia tutte le scuole alchemiche coltivano sia xing che ming, ma cambia la priorità temporale data a questi concetti durante la pratica.
“Bisogna avanzare partendo da questi presupposti: arrestare il pensiero
ed eliminare le distrazioni costituiscono la pratica della Natura Innata;
accordare e fissare la respirazione, fare circolare il soffio, farlo salire e
scendere, costituiscono invece la pratica della Forza Vitale.
“Cercate di conformarvi a tutto ciò e di integrarlo in voi. Fino a quando
il pensiero non è stato arrestato, fino al momento in cui il soffio non è
stato armonizzato e le distrazioni non sono state eliminate, non si può
avanzare nella pratica”.
(Dialogo tra i due oziosi)
L’allenamento per lo sviluppo alchemico di solito si divide in quattro fasi:
1) Porre le fondamenta: trattasi di una fase preliminare, che ha lo scopo di “allenare” e compiere un lavoro di raffinazione sui tre principali componenti del corpo umano qi, jing e shen, che saranno di grande importanza per le fasi successive.