A sostenere il PIL in Italia contribuisce l’agricoltura che con +1,8% del valore aggiunto fa registrare l’aumento annuale più elevato con un tasso pari al triplo di quello dell’industria e più del doppio di quello dei servizi.
È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat sull’andamento del Pil nel secondo trimestre dal quale si evidenzia una variazione del Pil a prezzi di mercato dello 0,8% su base annua.
La crescita del settore agricolo conferma le enormi potenzialità del settore agricolo che ha enormi potenzialità ma deve combattere la pressione delle distorsioni di filiera e il flusso delle importazioni selvagge che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale perché vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza di indicazione chiara sull’origine in etichetta.
Nelle campagne è deflazione profonda con i prezzi crollati per raccolti e per gli allevamenti che non coprono più neanche i costi di produzione o dell’alimentazione del bestiame. Il risultato è che oggi il grano duro per la pasta viene pagato anche 18 centesimi al chilo mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori che mettono a rischio il futuro del granaio Italia.
Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%.
A rischio è il futuro di prodotti simbolo del Made in Italy ma anche un sistema produttivo sostenibile che garantisce reddito e lavoro a centinaia di migliaia di famiglie e difende il territorio nazionale dall’abbandono, dal degrado e dalla desertificazione.