Arrivano le prime immagini del film documentario “Kufid” di Elia Moutamid, nelle sale italiane dal 17 giugno 2021 grazie a Cineclub Internazionale Distribuzione. Il film è stato presentato in anteprima alla 38° edizione del Torino Film Festival in concorso nella sezione italiana TFFdoc dedicata ai documentari
Dopo il viaggio on the road dalla Lombardia al Marocco nel pluripremiato “Talien” – Premio speciale della giuria e premio collaterale “Gli occhiali di Gandhi” al 35° Torino Film Festival, menzione speciale ai Nastri d’Argento 2018 – il regista Elia Moutamid torna dietro la macchina da presa con un nuovo documentario girato durante i primi mesi della pandemia, che non sono il tema del film ma che ne delineano il contesto.
Dopo alcune settimane trascorse in Marocco alla ricerca di luoghi e storie per un film sull’urbanizzazione e sul territorio, il regista Elia Moutamid torna a Brescia, dove vive dopo esservisi trasferito da piccolo con la famiglia, per continuare il progetto. La pandemia lo costringe però a restare chiuso in casa e ad avviare un percorso autobiografico: “Kufid” è il risultato di quel percorso, un film girato durante la pandemia ma non dedicato a essa. E oltre i dubbi e le riflessioni sollevate da un virus che sconvolge famiglie e abitudini, sembra emergere un unico punto fermo: «Inch’Allah» (se Dio vuole).
«Il primo intento di Kufid è raccontare dinamiche umane attraverso la narrazione autobiografica, su un ‘telaio narrativo’ basato sul concetto di trasformazione urbana – spiega il regista Elia Moutamid – In questo film ci sono io, c’è l’Italia (quella del Nord), c’è il tempo presente. Qualcosa di inaspettato e di enorme portata scombussola i miei piani e quelli del mondo: io, però, decido di usarlo a mio favore. La prima battuta della voce fuori campo dice: ‘Da piccolo i miei genitori mi hanno insegnato a dire Inch’Allah quando metto in programma di fare qualcosa’. Ecco, Kufid è questo: la pianificazione di qualcosa di non pianificato. Un ossimoro».
Sinossi
Un regista va in Marocco per un sopralluogo: vuole girare un documentario sui fenomeni urbanistici. Torna in Italia con del materiale, ma mentre sta per iniziare a girare il documentario arriva la pandemia. Tutto fermo. Tutti bloccati a casa per mesi. Sulla suggestione del materiale raccolto inizia una riflessione, un percorso autobiografico, completamente diverso dagli intenti iniziali. La quarantena forzata porta l’autore alla scrittura di un diario che procede tra incursioni nella cronaca, vicende personali e familiari, tra ironia e antropologia. Un arrovellamento, un confronto con un’entità, “Kufid”, che sconquassa vite ma non scalfisce stereotipi e pregiudizi, lasciando in sospeso questioni irrisolte. Il futuro sarà, «Inch’Allah» (se Dio vuole).