“The Shining” di Kubrick è il film per il quale ricordiamo maggiormente Shelley Duvall. L’attrice texana, che ci ha lasciati qualche giorno fa all’età di 75 anni, ha avuto una lunga carriera al fianco di grandi registi. La sua fisicità unica l’ha resa uno dei volti più caratteristici di Hollywood.
Shelley Duvall, l’indimenticabile Wendy
Figlia del famoso attore Robert Duvall, Shelley fu scoperta dal regista Robert Altman che la diresse in ben sette film. Tra questi “Anche gli uccelli uccidono” (1970), “Gang” (1974), “Tre donne” (1977 e per il quale vinse il Prix d’Interprétation féminine al Festival di Cannes), e “Popeye – Braccio di Ferro” (1980). Ebbe un ruolo anche nella pellicola “Io e Annie” (1977) di Woody Allen, “Frankenweenie” (1984) di Tim Burton, “Torbide ossessioni” di Steven Soderbergh (1995). Lo scorso anno aveva recitato nel film “The Forest Hills” di Scott Goldberg. L’elenco è ancora lungo ma il film che l’ha consegnata alla storia del cinema, nonché al ricordo del pubblico, è, dicevamo, “The Shining” di Stanley Kubrick. Un film che l’aveva consacrata ma anche segnata.
In un’intervista del 2016, infatti, l’attrice dichiarò di avere problemi di salute mentale la cui origine era da ricercarsi in parte nell’esperienza vissuta col film di Kubrick.
“The Shining” di Kubrick film culto…
Kubrick erano noto per la sua meticolosità. Qualunque genere affrontasse, dalla fantascienza alla critica sociale, le produzioni erano costose e la lavorazione lunga e “cesellata”. Per “The Shining” furono impiegate diverse innovazioni tecnologiche come la steadicam a mano. Per tutto il film le inquadrature seguono i protagonisti da vicino per ottenere un maggiore effetto di claustrofobia degli ambienti e una maggiore suspence. Effetto ulteriormente accentuato dalla tecnica di montaggio.
11 mesi di riprese, più di un anno di produzione dai livelli stressanti portarono alla creazione di un autentico capolavoro. Secondo solo a “L’esorcista” tra i film horror della storia del cinema secondo la rivista londinese Time Out, 52° su cinquecento migliori film della storia del cinema secondo Empire, conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
… impresso nell’immaginario collettivo
Se l’esperienza sul set di “The Shining” fu alquanto traumatica per Shelley Duval, fino a impattare sulla sua salute mentale, quella dello spettatore è altrettanto coinvolgente.
Sebbene la scena in cui Jack Torrance sfonda la porta a colpi d’ascia sia una delle più riuscite, i corridoi dell’Overlook Hotel, percorsi dal piccolo Danny con il suo triciclo, si sono letteralmente impressi nelle menti di intere generazioni. Chiunque abbia visto il film e sia genitore si è sentito almeno una volta all’interno del film nella notte quando i propri figli erano piccoli. Chiunque abbia soggiornato in un hotel con giardini dalle siepi disegnate non ha potuto no sperimentare un brivido lungo la schiena.
Merito di un genio assoluto come Kubrick che in ogni suo lavoro ha saputo andare sempre fino in fondo.
In copertina foto di Cornell Frühauf da Pixabay