“Imparare lavorando: in Italia si può”. Non solo si può: meglio, si deve, perché è garanzia di futuro pei i nostri giovani. Questo il messaggio lanciato stamattina dai ministri Stefania Giannini e Giuliano Poletti ai numerosissimi giovani presenti oggi all’apertura di JOB&Orienta, il salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro, in fiera a Verona. A sottolineare il valore di quelle modalità formative, come l’alternanza scuola lavoro e il sistema duale, che coniugano insieme lezioni in aula ed esperienze lavorative “sul campo”, con l’obiettivo di rafforzare le competenze dei giovani e di accorciare i tempi del loro ingresso nel mercato occupazionale.
Il programma dell’evento
Nella mattinata di avvio della 26esima edizione della manifestazione – promossa da VeronaFiere e Regione del Veneto, in collaborazione con Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (insieme a numerose altre realtà istituzionali e non solo) – i veri protagonisti sono stati però i giovani studenti, che hanno intervistato i due ministridell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Lavoro e delle Politiche sociali in un dialogo a tutto raggio, in forma di talkshow, sui temi della scuola, della formazione e del lavoro, a cura di Eni.
Tante le domande poste dai ragazzi delle scuole, preoccupati per il proprio futuro e insieme curiosi di capire bene l’utilità dei percorsi di alternanza e i vantaggi offerti dal contratto di apprendistato. Alle preoccupazioni dei ragazzi di fronte alla fatidica domanda: “Che cosa farò da grande?”, il ministro Giuliano Poletti ha risposto ponendo sul tavolo della discussione numerosi temi, a iniziare da quello della responsabilità. «Il ritardo di trent’anni con cui il nostro Paese sta implementando la modalità dell’alternanza non è frutto del caso ma di una scelta – o di una non scelta precisa. Abbiamo finalmente abbracciato questa sfida. È un’operazione complessa e mastodontica, al punto che l’unica possibilità di successo dipende dalla volontà di ciascuno di fare la propria parte e dalla capacità di tutti noi di lavorare assieme, nessuno escluso». Certo le strategie vanno studiate e pensate con attenzione – ha rimarcato Poletti -, ma «responsabilità significa anche saper passare dalla teoria alla pratica, e “il fare” richiede la consapevolezza che si potrà anche sbagliare e insieme la capacità di apportare le necessarie modifiche ove occorre, rimanendo orientati sempre al continuo miglioramento».
Più volte stamane Poletti è tornato sull’urgenza del cambio di mentalità, che deve includere necessariamente «l’idea che il Paese ha di impresa. Occorre smetterla di guardare ad essa – ha affermato il Ministro – come a un luogo di sfruttamento del lavoro, una sorta di “male necessario“. La crescita si nutre di entusiasmo e cura: come possiamo averne nei confronti di qualcosa che consideriamo solo in termini di fardello inevitabile?». E rispetto alla necessità di cambiare la “logica della relazione”, Poletti ha rimarcato: «Conoscenza, sapere, cultura, scuola devono uscire dalla bolla autoreferenziale nella quale sono spesso confinate per entrare in contatto con il sistema economico, con il mondo reale: non si può più continuare a temere questa contaminazione, occorre invece accelerarla. L’apprendistato è precisamente lo strumento di questa sintesi. Stiamo lavorando su questo versante e su quello del sistema duale, che vede i ragazzi impegnati per il 50% nello studio e per il restante 50% in un’esperienza lavorativa».