La storia dell’Italsider di Bagnoli è uno dei più grandi esempi dell’Italia e del meridione per quanto riguarda il XX secolo. Un secolo fatto di innovazioni, sviluppo industriale e tecnologico. La sua nascita, espansione e “morte” segnano la vita di una delle più grandi acciaierie d’Italia e d’Europa. Quali sono stati gli step della vita dell’Italsider? Iniziamo questo piccolo viaggio indietro nel tempo.
Cos’è l’Italsider?
Prima di tuffarci nel passato è bene capire cosa fosse l’Italdsider. Bisogna fare questa premessa perché il nome Italsider non arriverà prima del 1964 quando lo stabilimento verrà ampliato. Inaugurato nel 1911, infatti, questa “zona” era conosciuta con il nome di Stabilimento Siderurgico di Bagnoli. L’Italsider era un complesso industriale sorto nel quartiere di Bagnoli a Napoli, già sede di alcuni impianti industriali nella seconda metà del XIX secolo.
Cosa produceva l’Italsider?
L’Italsider di Bagnoli è stato uno dei centri siderurgici più grandi d’Italia. La sua produzione era incentrata sul creare ghisa e acciaio grazie al lavoro che lo stabilimento faceva partendo dal minerale del ferro. Lo stabilimento raggiunse dimensioni enormi sui circa 2 milioni di metri quadrati negli anni 70 con oltre 8000 operai assunti. L’Italsider, infatti, si occupava di tutto il ciclo di produzione che si divide in 4 fasi:
- Produzione della ghisa madre nell’altoforno;
- Trasformazione della ghisa madre in acciaio;
- Produzione dei semilavorati come bramme, blumi, billette, ecc.
- Produzione dei prodotti finiti laminati come rotaie, profilati, lamiere, ecc.
Dove si trova l’Italsider?
Lo stabilimento si trovava nel quartiere napoletano di Bagnoli (che insieme a Fuorigrotta forma la decima municipalità del comune di Napoli). La domanda sorge spontanea: perché l’Italsider venne costruita a Bagnoli? Prima di tutto, il territorio dove sarebbe sorto lo stabilimneto era “popolato” da un discreto numero di vasti terreni che vennero venduti a prezzi decisamente bassi. La scelta venne poi favorita dalla vicinanza al mare in modo che si potesse realizzare la linea ferroviaria Roma – Napoli.
La costruzione dello stabilimento, quindi, aveva diversi punti favorevoli soprattutto dal punto di vista economico ma purtroppo non vennero considerati i danni ambientali che avrebbe portato il progetto. Proprio la questione ambientale divenne tragicamente preponderante a partire del 1992, anno della sua chiusura, ma soprattutto per il discorso dello smantellamento dello stabilimento.
Quando ha chiuso l’Italsider?
L’Italsider chiuse battenti nel 1992. Furono molti i motivi che portarono lo stabilimento alla chiusura nonostante si fosse conclusa solo due anni prima una vasta opera di riammodernamento e riconversione dell’Italsider di Bagnoli.
Si parla di chiudere Bagnoli: ma perché? Visto che è stato rinnovato pochi anni fa e con alcuni investimenti lo si può rendere più competitivo? (La Repubblica, Maggio 1987)
Sono diversi i fattori che dobbiamo tenere in considerazione:
- Fattore economico: La produzione annuale dello stabilimento è iniziata a calare anno dopo anno. Lo stabilimento racimolò debiti sempre più pesanti e soprattutto ci fu un altissimo numero di licenziamenti (basti pensare che si passò dagli 8000 operai degli anni 70 ai 3500 degli anni 90)
- Fattore ambientale: l’inquinamento dell’aria e dell’acqua dovuti allo stabilimento divenne un grosso fattore determinante per la chiusura della struttura siderurgica di Bagnoli. Inoltre, dopo la chiusura “entrò in gioco” l’amianto. Il materiale fortemente cancerogeno era molto presente nella struttura dell’Italsider e provocò grossi danni alla zone di Bagnoli.