Sono spesso al centro di scontri politici o protagonisti di tristi fatti di cronaca. Fuggono da Paesi in guerra o semplicemente molto poveri alla ricerca di una vita dignitosa. Accusati di rubarci il lavoro, contribuiscono in modo non irrilevante alla nostra economia. I pregiudizi sugli immigrati non cambiano, i dati sulla loro presenza nel nostro Paese sì. Che l’Italia sarebbe senza immigrati?
L’Italia senza immigrati
Nel Rapporto 2021 sull’economia dell’immigrazione redatto dalla Fondazione Leone Moressa, sulla base dei dati statistici sull’immigrazione in Italia, i numeri esprimono per lo più l’impatto del Covid sugli immigrati residenti nel nostro Paese. L’occupazione straniera in Italia, nel 2020, ha subito, infatti, un calo del 6,4% rispetto al 2019, calo che ha portato il numero delle unità lavorative a 2,35 milioni. Per i lavoratori italiani il calo è stato, invece, dell’1,4%. Dei 456mila posti di lavoro persi nel 2020, un terzo apparteneva a lavoratori stranieri, per lo più donne. Il tasso di occupazione degli stranieri si attesta, dunque, al di sotto di quello degli italiani con un 57,3% contro il 58,2%. Non era mai accaduto prima. Analizzando la variazione del tasso di occupazione a livello territoriale vediamo che quella delle Isole è l’area nella quale gli stranieri hanno perso il maggior numero di posti di lavoro con -7,0 punti, seguite dal Nord-Ovest (-5,3 punti) mentre nel Nord-Est sono diminuiti per la maggior parte i posti di lavoro degli italiani (-1,3 punti).
Immigrati e imprenditoria
La diminuzione dei posti di lavoro per gli immigrati si è registrata in quei settori come il turismo e l’agricoltura che si fonda sul lavoro stagionale e che vedono negli stranieri la gran parte della manodopera. Nei casi in cui, invece, gli stranieri lavorano i qualità di imprenditori, i dati sono completamente ribaltati. L’imprenditoria straniera ha continuato a espandersi nonostante il Covid. Nel 2020 gli imprenditori immigrati sono stati 740mila: vale a dire il 9,8% del totale e il 2,3% in più rispetto al 2019. Partendo dal 2011, gli imprenditori stranieri (nati all’estero) sono aumentati del 29,3% mentre gli italiani sono diminuiti dell’8,6%. Le nazionalità più presenti sono Cina, Romania, Marocco e Albania con una forte crescita per Bangladesh, Pakistan e Nigeria. Il settore di maggior incidenza è quello dell’edilizia che conta il 16% degli imprenditori del comparto.
Primi 15 Paesi | Imprenditori | Distribuzione | Variazione %2011-2020 | Variazione %2019-2020 |
Cina | 75.906 | 10,3% | +43,0% | +0,5% |
Romania | 73.490 | 9,9% | +35,7% | +3,6% |
Marocco | 70.067 | 9,5% | +14,0% | -0,1% |
Albania | 49.748 | 6,7% | +35,3% | +6,0% |
Bangladesh | 37.336 | 5,0% | +102,8% | +1,7% |
Svizzera | 36.382 | 4,9% | -3,6% | +0,1% |
Germania | 33.088 | 4,5% | +4,9% | +1,1% |
Egitto | 29.297 | 4,0% | +51,4% | +3,8% |
Pakistan | 22.801 | 3,1% | +123,4% | +5,1% |
Francia | 20.742 | 2,8% | -4,2% | 0,0% |
Senegal | 19.032 | 2,6% | +21,9% | -0,2% |
Nigeria | 17.660 | 2,4% | +116,2% | +8,2% |
Tunisia | 17.008 | 2,3% | +15,6% | +1,3% |
Gran Bretagna | 10.735 | 1,5% | +4,3% | -0,5% |
India | 10.634 | 1,4% | +115,0% | +2,4% |
Totale nati all’estero | 739.568 | 100,0% | +29,3% | +2,3% |
Lavoratori stranieri ed economia italiana
La presenza regolare degli stranieri nel mondo del lavoro si traduce in un importante contributo da parte loro alla nostra economia. I lavoratori stranieri che hanno versato le tasse in Italia sono 2,3 milioni. Nel 2020 hanno dichiarato redditi per 30,3 miliardi e versato Irpef per 4,0 miliardi. Il totale delle entrate nelle casse pubbliche (tra Irpef, IVA, imposte locali, contributi previdenziali e sociali) ammonta a 28,1 miliardi. Al momento, inoltre, considerando la giovane età, incidono poco sulle pensioni e sulla sanità. In generale, la presenza degli stranieri in Italia, dopo il boom dei primi anni 200 si è stabilizzata a partire dal 2014. A oggi, gli stranieri residenti nel nostro Paese sono 5 milioni e rappresentano l’8,5% della popolazione, il 10% in parecchie Regioni. Da 10 anni a questa parte si è registrato un calo della natalità mentre nel 2020 è aumentata la mortalità causa Covid. Nel 2020 sono stati richiesti 106 permessi di soggiorno (un picco minimo), dei quali il 58,9% riguardano motivi familiari mentre il 10% motivi di lavoro.
In copertina foto di Capri23auto da Pixabay