Documenti e minacce rivolte all’Italia appaiono sul web e si diffondono sui vari siti e social network tra cui il sito khelafamedia.com. “Stiamo arrivando a Roma” pubblicava un account Twitter alcuni giorni fa, poi è apparso quest’ultimo scritto di 64 pagine, tradotto in italiano; si tratterebbe di un appello dell’ISIS alle comunità musulmane che vivono in Italia per unirsi alla lotta. Il documento intitolato “Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare” è stato pubblicato su Wikilao, fa riferimento alla conquista dell’occidente da parte dell’Islam e precisa: “Non scenda in guerra, altrimenti il Mediterraneo sarà colorato dal sangue dei suoi cittadini“ . Il documento è tuttavia in circolazione già da novembre sui forum e social media tra modifiche e cancellazioni.
Cresce così l’allarmismo sul web e la propaganda anti islam trova man forte, foto e video diffondono le brutalità. Pochi giorni fa infatti i miliziani dell’Isis hanno dato alle fiamme centinaia di migliaia di antichissimi manoscritti e libri (molti protetti dall’Unesco) conservati nella libreria di Mosul in Iraq. Alcuni video hanno mostrato miliziani con trapani e martelli distruggere antichi artefatti iracheni, statue centenarie, alcune risalenti al periodo assito, al settimo secolo a.C, sono state sbriciolate, dissacrate. Brutalità perpetrate anche con l’ausilio di armi fornite da Regno Unito e Usa come è stato annunciato dal parlamentare iracheno Hakem al- Zameli. Le forze irachene hanno infatti abbattuto due aerei inglesi che trasportavano armi all’Isis e non sono da meno gli USA che quest’estate rilasciavano a detta loro “per errore” armi ai gruppi terroristici in Iraq e Siria.
Minacce, ma anche una vicinanza che spaventa. Il documento redatto dall’intelligence italiana relativo alla politica dell’informazioni per la sicurezza relativa al 2014 afferma che non sono comunque emerse attività o pianificazioni ostili in territorio nazionale riconducibili allo Stato Islamico o ad altre formazioni del jihad globale, sebbene sembra un “ipotesi plausibile il rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi via mare”. Un rischio che, si precisa però nel testo, “sulla base delle evidenze informative disponibili non ha sinora trovato concreto riscontro”. C’è quindi un “crescente rischio di attacchi” ad opera “di varie categorie”. Nel frattempo da La Spezia è salpata la nave San Giorgio in direzione Libia a bordo della quale vi sono gli uomini dei reparti speciali della Marina, i cursori. La versione ufficiosa è “addestramento”, ma non è difficile immaginare che ci potrebbero essere altri e più seri risvolti.