Cresce il disagio sociale. È quanto emerge dall’analisi effettuata dal Centro Studi Unimpresa sulla base dei dati Istat. Superano i 9 milioni le persone in difficoltà in Italia. Non solo disoccupati. A quanti hanno perso il posto di lavoro si aggiungono ampie fasce di lavoratori in condizioni precarie. Secondo Unimpresa, infatti, oltre ai 3,4 milioni di persone disoccupate, bisogna tener conto anche dei lavoratori dalla prospettiva incerta e dalle retribuzioni inadeguate o al di sotto dell’aspettativa. In primis vi sono i contratti di lavoro a tempo determinato, sia part-time (652mila persone) che full time (1,44 milioni). A questi poi si aggiungono i lavoratori autonomi part-time (847mila), i collaboratori (368mila) e i contratti a tempo indeterminato part-time (2,5 milioni). Un’area, questa, che raggruppa ben 5,9 milioni di unità. Il totale è presto fatto: stiamo parlando di 9,39 milioni di persone che attualmente non se la passano proprio bene. Ovviamente non è stata presa in considerazione l’economia sommersa e cioè quanti lavorano senza un regolare contratto di lavoro. La direzione intrapresa dal governo Renzi col nuovo Job Act non ha contribuito a frenare Il deterioramento del mercato del lavoro e, aprendo le porte all’acausalità illimitata dei contratti “precari” come quello a termine, ha conferito maggiore potere alle imprese ma non certo favorito le assunzioni. Tra l’altro sono molte le associazioni che contestano al Ministro Poletti un’infrazione della Direttiva CEE 1999/70/CE (accordo quadro sul lavoro a tempo determinato), della Carta Sociale Europea e delle convenzioni dell’Oil.
Non è con le agevolazioni contributive e con la maggiore flessibilità che si crea nuova occupazione. Se un’azienda vuole licenziare perché il costo del lavoro da sopportare è troppo alto lo continuerà a fare tranquillamente, con il rischio che aumentino contratti atipici, ammortizzatori sociali e instabilità. È quanto ha espresso anche il Presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Napoli Edmondo Duraccio durante un recente convegno sull’argomento.
Il dato dei 9,39 milioni di persone è relativo al primo trimestre del 2014 e ha fatto registrare un aumento dell’1,8% rispetto al primo trimestre del 2013 (con 9,22 milioni di unità)con un saldo in crescita di 198 mila persone in più che versano in condizioni sfavorevoli.
A marzo 2014 il numero dei disoccupati è salito del 6,5% rispetto al 2013 (+212mila persone). Note positive il calo gli inattivi da 647mila a 625mila unità, l’aumento delle persone in cerca di prima occupazione (+127mila unità rispetto all’anno scorso) e il lieve calo degli occupati in difficoltà da 5,95 milioni di marzo 2013 a 5,90 milioni del marzo scorso.
Per il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, il Governo Renzi deve attuare misure che consentano a imprese e famiglie di disporre di maggiori risorse per guardare con fiducia al futuro.
Per Longobardi il fatto che un’associazione di imprese ponga l’accento più sulla centralità del lavoratore e della famiglia che delle aziende non deve affatto meravigliare. Se c’è disagio sociale ed economico le famiglie spendono di meno e ciò comporta evidenti effetti negativi sui consumi e quindi sulla produzione e sui conti delle imprese. Un circolo vizioso inevitabile che andrebbe al più presto spez