Il workshop del Consiglio nazionale delle ricerche che si è aprerto oggi al Museo Egizio di Torino, alla presenza delle maggiori autorità scientifiche e istituzionali operanti nel settore nei due paesi, rende possibile un confronto tra i ricercatori per consolidare una collaborazione che leghi ricerca scientifica e conservazione, fruizione, valorizzazione del patrimonio. Il Cnr è già da tempo operativo con attività nella comunicazione, con una missione multidisciplinare e con gli studi meteo-climatici.
Il workshop sulla collaborazione scientifica bilaterale italo-egiziana promosso dal Consiglio nazionale delle ricerche si è aperto con i saluti delle autorità tra cui il sindaco Piero Fassino, Evelina Christillin, presidente della Fondazione Museo delle Antichità Egizie, Luigi Nicolais, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’ambasciatore egiziano in Italia Amr Mostafa Kamal Helmy e i ministri della Ricerca scientifica dei due paesi, Sherif Hammad e Stefania Giannini, Gian Maria Gros-Pietro, presidente del Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, che ha sostenuto l’evento. Il workshop ha visto, inoltre, la partecipazione di alcune tra le maggiori autorità scientifiche e istituzionali operanti in Italia ed Egitto nell’ambito dei Beni culturali e monumentali, per proseguire domani in varie location cittadine con una serie di confronti diretti tra ricercatori su aree tematiche quali energie rinnovabili, ambiente, agro-alimentare, salute e medicina, nanotecnologie, Itc.
“L’incontro bilaterale traccia le linee operative dei prossimi impegni italo-egiziani sui beni culturali e coinvolge numerosi ricercatori dei due Paesi”, dichiara il presidente Nicolais. “Inoltre rafforza l’idea che, soprattutto in questo campo, vada privilegiata e sempre cercata l’integrazione e l’interazione fra competenze diverse, affinché ricerca scientifica, conservazione, fruizione e valorizzazione del patrimonio possano convergere verso i medesimi obiettivi e intercettare con successo anche l’interesse e l’attenzione di investitori privati. Tra l’altro il Museo Egizio di Torino, dove il workshop è ospitato, rappresenta una preziosa eccellenza, felice ed efficace sintesi di collaborazioni, scientifiche e gestionali, pubbliche e private, tutte protese a sperimentare e sostenere una fruizione e valorizzazione innovativa del patrimonio artistico”. L’incontro segue non a caso la firma, nei mesi scorsi, di un accordo tra Fondazione Museo Egizio e Cnr con cui si è deciso di dar vita alla costituzione di un’unità di ricerca dell’Ente presso il Museo.
Il percorso di collaborazione tra ricerca e musei consolidato nell’incontro ha l’ambizione di rappresentare un modello operativo anche per altri grandi contesti italiani e stranieri. “Le competenze umanistiche e tecnologiche che il Cnr possiede possono offrire un valore aggiunto importante per una concezione e fruizione avanzata dei musei”, prosegue Daniele Malfitana direttore dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali (Ibam-Cnr). “Un primo contributo è stato già offerto con la realizzazione di tre video curati da Francesco Gabellone dell’Istituto che ricostruiscono, rimanendo fedeli al dato archeologico e storico-documentario, tre grandi complessi funerari, rendendoli come dovevano effettivamente apparire all’origine. Ed è su questo aspetto, anche con il supporto di Christian Greco, direttore del Museo Egizio, che rifletteremo per proporre ai nostri partner egiziani un’idea di museo come contenitore e diffusore di messaggi e produttore di ricerca, e non semplice custode di reperti”.
Il Cnr conduce già da tempo una missione multidisciplinare in Egitto, guidata da Giuseppina Capriotti dell’Istituto per gli studi del Mediterraneo antico (Isma-Cnr), in collaborazione con diverse istituzioni locali, dal ministero delle Antichità, al National Research Centre. “Dal sito di Tell el-Maskhuta con il salvataggio dell’unica tomba ramesside del nord del paese che versava in una situazione di grave rischio ambientale, alla creazione di un laboratorio archeologico congiunto nell’area cruciale del Canale di Suez”, spiega Capriotti. “Dallo studio mediante l’uso di fotogrammetria e spettroscopia dell’antichissima tomba di Harkhuf (Aswan, XXIII sec. a.C.), le cui iscrizioni documentano le più antiche esplorazioni in Africa, all’uso del satellite Remote sensing“.
Quello degli studi meteo-climatici è un aspetto di particolare rilievo. “Portiamo avanti due filoni di ricerca legati alla climatologia e ai fattori ambientali per studiare l’impatto sui beni culturali nell’area di Aswan nell’ambito del progetto ‘Le sette piaghe'”, spiega Marina Baldi dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet-Cnr). “Il verificarsi, seppur raro, delle piogge torrenziali in alto Egitto e nelle aree di Luxor (l’antica Tebe) ed Aswan risulta disastroso in aree cosi desertiche e provoca danni ingenti al patrimonio culturale della regione oltre che ai beni delle popolazioni residenti, talvolta con perdite di vite umane. Il fenomeno, spesso citato negli antichi testi, è legato a specifiche condizioni meteorologiche che riguardano una regione più ampia dal Mar Mediterraneo al centro del Sahara, fino al Mar Rosso. Un secondo studio ha permesso di focalizzare l’attenzione sui complessi monumentali della regione di Aswan con particolare riguardo al rapido deterioramento delle Tombe dei Nobili, scavate nella roccia sulla riva occidentale del Nilo a Qubbet el-Hawa, a causa della azione da parte di agenti atmosferici, inquinamento e rumore proveniente dalla città”.