Cosa accadrà dopo il 6 gennaio? Secondo il DPCM del 3 dicembre 2020, l’Italia sarà nuovamente divisa tra zona rossa, arancione e gialla. In più la cabina di regia dovrà decidere sul rientro a scuola degli studenti di scuole medie inferiori e superiori. All’orizzonte ci aspetta anche la stagione invernale con la riapertura degli impianti sciistici. Sarà necessario qualche accorgimento per avviare l’Italia all’uscita dal tunnel del Covid in attesa che la campagna vaccinale sia portata a compimento.
Zona rossa e arancione: come sarà l’Italia dopo il 15 gennaio
Dopodomani, 6 gennaio, scadono le misure restrittive previste per le festività natalizie mentre dal 16 in poi saranno necessarie nuove indicazioni. Con molta probabilità, continueremo ad avere le fasce di rischio rossa, arancione e gialla ma cambieranno i parametri per rientrarvi. Dovrebbe restare in vigore anche il coprifuoco mentre si valutano le misure destinate a bar e ristoranti. Di conseguenza dovrebbe essere confermata la chiusura di cinema, teatri, palestre e piscine. Il 7 gennaio, poi, sempre secondo il DPCM, dovrebbe segnare il ritorno in classe degli studenti che fino a ora hanno usufruito della didattica a distanza. Tuttavia dalle Regioni e dal mondo della scuola si sollevano tanti dubbi sulla riapertura e bisognerà assicurare la circolazione dei mezzi pubblici al 50%.
Contagi: qual è l’andamento?
Niente di nuovo sotto il sole, dunque. Lo scenario che si apre (con i legittimi dubbi) è lo stesso di quello antecedente le festività così come le misure ipotizzate. Segno che il governo ha una certa fiducia in questo tipo di misure. A un mese di distanza quanto possiamo dire che queste abbiano funzionato? Il bollettino ufficiale di ieri 3 gennaio ha registrato nuovi 14.245 casi di contagio nelle ultime 24 ore, 154 ricoveri in terapia intensiva e 347 morti. In generale sembrano diminuire i contagi mentre aumentano i ricoveri in terapia intensiva. Se la curva del contagio sembra essersi appiattita la discesa del trend appare ancora lontana.
Cosa ci aspetta
Volendo fare un bilancio più completo del decreto restrizioni a zone, bisogna registrare due dati che hanno impedito di vedere effetti più incisivi: una certa noncuranza delle persone e la mancanza di controlli. Due aspetti che vanno a braccetto. Soprattutto nei giorni immediatamente precedenti le festività, fiumi di persone si sono riversati in strada aumentando il pericolo di assembramento. Quanto ai controlli, invece, secondo i dati forniti dal Viminale sarebbero state emesse 1490 multe, 106 esercenti sono stati sanzionati e 12 negozi chiusi. Numeri che non sembrano rispecchiare la situazione reale delle infrazioni. E’ facile pensare che la totale mancanza di controlli sulle strade abbia impedito di tracciare il reale flusso di viaggiatori “irregolari” lungo lo stivale, così come sono, senz’altro, sfuggite tante riunioni familiari che non hanno rispettato le indicazioni. Sarà anche triste ammetterlo ma varare delle misure restrittive senza assicurare i relativi controlli concreti rende incompleto qualsiasi piano.
In copertina Foto di Adam Derewecki da Pixabay