La manifestazione si è snocciolata fra dibattiti e contestazioni dei presenti, precari scolastici e insegnanti che hanno voluto portare all’attenzione di Renzi e del Ministro Giannini le problematiche e le perplessità circa la nuova riforma della Buona Scuola. Più che di riformare l’istruzione si tratta di rivoluzionare la scuola, partendo dall’insegnamento e dai contratti che regolamentano il rapporto di lavoro. L’obiettivo è quello di dare stabilità a chi lavora nell’ambito scolastico attraverso i processi di svecchiamento di un sistema ancorato ancora al novecento e di eliminazione del precariato legato alle graduatorie scolastiche.
Vediamo più da vicino quali sono i punti chiave della riforma della Buona Scuola che, secondo il Premier, dovrebbe attuarsi e concludersi entro Settembre 2015.
– Il primo punto importante riguarda la questione “precariato”, l’obiettivo prefissato è quello di assumere circa 150mila docenti a Settembre 2015 chiudendo le GAE (Graduatorie a Esaurimento). Si tratta di graduatorie molto vecchie dalle quali si attingono (o almeno è previsto che si attingano) il 50% dei nuovi docenti da collocare nelle scuole, mentre il restante 50% è riservato ai vincitori dei concorsi scolastici. Graduatorie che, al momento, contano circa 155mila aspiranti insegnanti. Renzi prevede l’assunzione di circa 15mila unità nell’anno 2014 – 2015 di cui 7.700 da collocare su cattedre ordinarie e il restante su posti di sostegno. Mentre l’assunzione del resto dovrebbe avvenire entro l’anno scolastico successivo.
– Dall’anno 2016, esaurite le GAE, Renzi punta a un regime ad accesso unico per concorso. Previste le assunzioni di circa 40mila giovani nel triennio 2016-2019.
– La riforma, inoltre, mira all’eliminazione delle supplenze, conseguenza delle corpose assunzioni che dovrebbero installare nelle scuole squadre di insegnanti stabili e corpose tali da essere in grado di supplire alle cattedre vacanti e consentire agli studenti la continuità didattica necessaria a un percorso formativo senza lacune.
– Previsti anche aumenti di stipendio per i docenti, ogni triennio due professori su tre riceveranno un bonus di €50,00 netti in busta paga. Premio assegnato in base ad autovalutazioni didattiche che dal 2015 dovrebbero entrare in vigore. Meritocratica che si sostituirà allo scatto di anzianità.
– I professori dovranno essere in continuo aggiornamento attraverso corsi di formazione strutturati sui temi di pedagogia e didattica innovativa.
– La parola d’ordine, anche per la scuola è la “trasparenza”, per cui i dati di ogni istituto, quali budget, valutazione, progetti finanziati etc, saranno resi pubblici attraverso la rete e accessibili entro l’anno 2015. Prevista anche l’istituzione di un registro nazionale dei docenti, per garantire maggiore qualità all’offerta formativa.
– Al centro dell’attenzione anche lo snellimento burocratico dell’istruzione, saranno individuate le procedure burocratiche più fastidiose per il sistema scolastico e saranno eliminate.
– Non solo abbattimento burocratico ma anche digitalizzazione scolastica. Renzi mira al BYOD (bring Your Own Device” Porta il tuo dispositivo). Attraverso l’istituzione di banda larga e wi fi gli studenti potranno utilizzare i propri dispositivi portatili per imparare, prevedendo, per chi non ne fosse provvisto, l’intervento dell’istituzione.
– Ore di musica ed educazione fisica nella scuola primaria e storia dell’arte nella scuola secondaria, per curare ogni aspetto della cultura.
– Ancora, a partire dai 6 anni sarà introdotto l’insegnamento della lingua inglese, del coding e pensiero computazionale nella scuola primaria e dei principi economici nella secondaria.
– Negli istituti tecnico-professionali sarà favorito il rapporto scuola-lavoro con l’introduzione di 200 ore di stage, tirocini e apprendistati sperimentali. Scuola, dunque, in generale e non solo per tali istituti che viene vista maggiormente come tramite con il mondo del lavoro. Come ha ricordato il ministro Giannini “assumere un giovane non deve essere un costo ma un investimento”.
La riforma o rivoluzione, che dir si voglia, mira dunque a modificare il modo di pensare la scuola, dando più importanza ai docenti e al loro ruolo sociale da un lato e ai ragazzi e al loro rapporto con il mondo del lavoro dall’altro. Un cambiamento che, se gestito realmente secondo le premesse, potrebbe davvero modificare e migliorare l’ambiente scolastico per insegnanti e studenti. Cosa non da poco.
L’Italia, però, non sempre promette e mantiene. La riforma scolastica nasconde uno specchietto per le allodole? Fatto sta che già ci sono alcuni contrordini, uno di questi riguarda le graduatorie, non saranno tutte chiuse per il 2015, poiché l’inserimento degli insegnanti deve essere corrispondente alla reale necessità di personale, onde evitare overbudget di insegnanti. Il piano di assunzione, tenendo le GAE ancora in uso dovrebbe essere di circa 125 mila unità. In questo caso restano garantite dalla Legge di Stabilità altre 23 mila unità da assumere in aggiunta al successivo concorso. Resta comunque valido l’obiettivo dell’eliminazione del precariato anche se per il momento ancora permane il sistema GAE.
Nel complesso la riforma nasconde molti punti critici, preoccupazione non solo dei Cobas e delle Associazioni Sindacali ma anche degli studenti. Abolendo per esempio le graduatorie di III fascia si rischierebbero facilmente i demansionamenti, specie dei nuovi assunti che potrebbero essere destinati a “tappabuchi” o assegnati ad altre classi di concorso. Nulla di innovativo, dunque, per la maggior parte dell’opinione pubblica, nessuna tutela per i docenti e ancora politica dei tagli applicata alla scuola svenduta ai privati.
L’intervento finanziario da parte dei privati previsto dalla riforma, secondo gli studenti è totalmente in contrasto con il principio di diritto allo studio, poiché alcune aziende potrebbero decidere di finanziare istituti scolastici nei quali intravedono la possibilità di acquisire dipendenti un domani, o addirittura, sarebbero favorite scuole già di prestigio che hanno un buon rapporto con il territorio e con eventuali finanziatori del luogo. Dal canto loro i docenti non vedono di buon occhio il sistema meritocratico che sostituirà gli scatti di anzianità. Questo non favorisce il far bene l’attività didattica poiché la meritocrazia prevede degli obiettivi e il conseguimento di questi potrebbe sminuire l’attività stessa, demotivando chi insegna per passione e si concentra sull’attività di formazione necessaria delle nuove generazioni. La corsa al raggiungimento dell’obiettivo potrebbe far spostare, inoltre, l’attenzione dalla didattica al raggiungimento frettoloso dello scopo meritocratico.
Anche la questione dei tirocini non convince né studenti né professori, poiché ci si allontana dalla necessità di seguire le lezioni in classe, ci si distanzia dalla cultura per avvicinarsi velocemente alla pratica, negando il diritto allo studio che dovrebbe essere posto al centro dell’attività didattica. In molte città sono previste manifestazioni di protesta contro la buona scuola. Tutti uniti contro la Cattiva Scuola dunque, dai social alle piazze, il malcontento si taglia col filo, una riforma che non ancora in vigore ha diviso ancora una volta istituzioni e cittadini.