L’Italia è campione d’Europa. La notte di Wembley incorona la Nazionale di Roberto Mancini, Commissario Tecnico artefice di un vero e proprio miracolo sportivo. Tre anni fa gli azzurri pareggiavano con la Svezia, non si qualificavano per il Mondiale in Russia e uscivano dalla geografia del pallone. Pochi giorni dopo una delle pagine più buie del calcio nostrano, la Federazione mette in mano a Roberto Mancini una Nazionale che non piace più a nessuno, sconfitta, svuotata e a pezzi. Il tecnico intuisce che serve qualcosa di diverso, rivoluziona la rosa, ma soprattutto cambia faccia la squadra. Chiede ai suoi di giocare per vincere e di farlo attraverso il dominio del possesso palla, della ricerca della giocata e costruendo un gruppo granitico. Una rivoluzione che a Wembley tocca il suo apice.
La nuova Italia è bella, agguerrita, a volte sfacciata e soprattutto di nuovo padrona dei cuori dei suoi tifosi. Euro 2020 era il primo esame importante ed è stato superato a pieni voti. I siti scommesse, analizzati approfonditamente e in maniera gratuita dal portale Wincomparator, alla vigilia piazzano gli azzurri dietro a Francia, Portogallo e Belgio, ma il gruppo di Mancini, reduce da un lunghissimo filotto di vittorie già prima dell’esordio con la Turchia, non se ne cura. Sa di essere forte e vuole dimostrarlo fin da subito. Il girone è quasi una formalità, 3-0 a Turchia e Svizzera e 1-0 al Galles, agli ottavi con l’Austria gli azzurri dimostrano di saper soffrire, poi arriva la prima corazzata: il Belgio battuto 2-1. È il grido di battaglia lanciato in faccia a tutti coloro che vogliono arrivare fino in fondo. In semifinale una bellissima Spagna fa girare la testa all’Italia per novanta minuti+supplementari (nonostante il vantaggio azzurro), ma alla fine cade ai rigori. E ancora dagli undici metri si inchina anche l’Inghilterra che a Wembley non riesce a interrompere la cavalcata azzurra.
Nella vittoria dell’Europeo dell’Italia c’è il timbro di Roberto Mancini che fa le sue scelte, senza mai rinnegarle, anzi proteggendole contro ogni critica. Il tecnico tre anni fa decide di cambiare tutto ma non Chiellini, capitano coraggioso e muro invalicabile anche a Euro 2020. Al suo fianco sceglie Bonucci per molti inadatto alla difesa a quattro, sugli esterni lancia in orbita Spinazzola, sfortunato miglior terzino dell’Europeo, e Di Lorenzo. In mediana l’idea è chiarissima, qualità al potere: Jorginho è un cervello perfetto nella teoria e nella pratica, Verratti e Barella sono molto più di due scudieri. In attacco il tecnico conferma a Insigne il ruolo di leader tecnico, a Immobile e Belotti il dualismo nel ruolo di centravanti e poi lascia libertà d’azione a Federico Chiesa, l’imprendibile ala che fa impazzire le difese avversarie.
Tutti straordinari, tutti da dieci in pagella, ma il primo della classe è Gigio Donnarumma. Tre anni fa prende il posto del mito Buffon, a soli 19 anni non trema, sbaglia, cresce e si presenta all’Europeo come il “traditore” dei valori del calcio seconda buona parte dell’opinione pubblica, perché è colui che lascia la sua squadra del cuore per i milioni del PSG. Chiunque a 22 anni appena compiuti potrebbe perdersi, ma non il gigante della porta azzurra, che vive una prima parte di Europa quasi da spettatore, poi, quando c’è davvero bisogno sale in cattedra come solo i campioni sanno fare. Con il Belgio ferma De Bruyne, con Spagna e Inghilterra para quattro rigori decisivi. È il miglior giocatore del torneo, nella migliore squadra della competizione, quella che appena tre anni fa guardava i Mondiali alla TV e non sapeva come tornare grande. Una sola persona aveva già un piano pronto: si chiama Roberto Mancini e con lui l’Italia è tornata a comandare in Europa cinquantatré anni dopo l’ultima volta.