Non incoraggiano i dati relativi alle nuove nascite. Il tasso di natalità (pari al 9,3 per mille) si presenta come il valore più basso dell’ultimo decennio
Le culle sono sempre più vuote e, per fortuna, si muore anche di meno ma se l’Italia continua a sfondare il muro dei 60 milioni di abitanti lo deve esclusivamente all’arrivo degli immigrati. La fotografia che emerge dai dati dell’Istat vede un paese che cresce poco anche dal punto di vista demografico. Alla fine del 2010 risiedevano nella penisola 60.626.442 persone, con un incremento di 286.114 unita’ (+0,5%) dovuto esclusivamente alle migrazioni dall’estero. Complessivamente, la variazione della popolazione è stata determinata dal saldo del movimento naturale, pari a -25.544 unità, dal saldo del movimento migratorio con l’estero (+380.085), da un incremento dovuto al movimento per altri motivi e dal saldo interno (-68.427 unità). Immigrati sempre più determinanti nel bilancio demografico. La quota di stranieri sulla popolazione totale residente è salita al 7,5%: in crescita rispetto al 2009 quando si registravano 7 stranieri ogni 100 residenti. L’incidenza della popolazione straniera – rileva l’Istituto – è molto più elevata in tutto il Centro-Nord (9,9% nel Nord-ovest, 10,3% nel Nord-est e 9,6% nel Centro), rispetto alle regioni del Sud e delle Isole, dove la quota di stranieri residenti è, rispettivamente, appena del 3,1% e del 2,7%. Le regioni con tassi migratori esteri più elevati sono l’ Emilia-Romagna (9,6 per mille), la Lombardia (8,6 per mille), l’Umbria (8,1 per mille) e la Toscana (8,0 per mille). Non incoraggiano certo i dati relativi alle nuove nascite. Il tasso di natalità (pari al 9,3 per mille) si presenta come il valore più basso dell’ultimo decennio e varia da un minimo di 7,4 nati per mille abitanti in Liguria a un massimo di 10,4 per mille nella provincia autonoma di Bolzano. In particolare nel 2010 sono nati 561.944 bambini (6.913 in meno rispetto all’anno precedente) e sono morte 587.488 persone (4.175 in meno rispetto al 2009). Si muore, dunque, anche di meno. Il tasso di mortalità, spiega l’Istat, è pari a 9,7 per mille, e varia da un minimo di 7,7 per mille nella provincia autonoma di Bolzano a un massimo di 13,3 per mille in Liguria, risultando in diminuzione in tutte le regioni, eccetto la Campania e le due province autonome di Trento e Bolzano (dove però presenta valori di gran lunga inferiori alla media nazionale). Complessivamente è più elevato nelle regioni del Centro-Nord, tradizionalmente a più forte invecchiamento. Una riflessione a parte va dedicata ai trasferimenti di residenza interni che hanno coinvolto circa 1 milione e 370 mila persone e, secondo un modello migratorio ormai consolidato, sono caratterizzati prevalentemente da uno spostamento di popolazione dalle regioni del Mezzogiorno (eccettuato l’Abruzzo) a quelle del Nord e del Centro. Anche dal punto di vista quantitativo, il dato conferma quello del 2009. Il tasso migratorio interno oscilla tra il -3,2 per mille della Basilicata e il 3,0 per mille della provincia autonoma di Trento, seguito dal 1,9 per mille dell’Emilia-Romagna. Il bilancio demografico dell’Istat dedica un capitolo anche alle famiglie: sono 25 milioni e 190 mila circa; il numero medio di componentiè pari a 2,4 e risulta stabile rispetto al 2009. Il valore minimo è di 2 componenti e si rileva in Liguria, mentre il massimo è di 2,8 ed è stato riscontrato in Campania.