Negli storici spazi della Biblioteca del Daverio a Milano è ospitata la personale di Francesco Gentilini dal titolo “Istanti” dal 25 maggio al 5 giugno a cura di Philippe Daverio.
La mostra presenta una selezione di oltre venti oli su tela realizzati dagli anni Ottanta ad oggi da Gentilini, che da sempre affianca alla professione di architetto l’attività artistica.
I lavori esposti, dal taglio fotografico, fissano sulla tela attimi e scene di vita quotidiana che l’artista recupera attingendo dal suo vissuto, da viaggi e ricordi, e che unisce a suggestioni provenienti da altri linguaggi come l’architettura, la musica, il cinema, la scrittura.
Come commenta Philippe Daverio: “I lavori dell’artista sembrano recuperare quel senso del vuoto metafisico che si denota facilmente nell’opera di Edward Hopper a cui si aggiunge una certa luce tipica di pochi grandi fotografi, uno fra tutti Luigi Ghirri. Anche Gentilini nei suoi quadri ricrea la rarefazione dei paesaggi che coglieva il fotografo con la sua macchina, unita all’importante capacità di catturare la luce della realtà“.
Nascono opere caratterizzate da un’atmosfera sognante, con rimandi a scenari americani, in cui l’artista inserisce elementi legati alla cultura italiana e alla sua terra d’origine – l’Emilia Romagna – oltre a riferimenti a numerose città europee. Lo si osserva in mostra nelle tele che descrivono le spiagge dell’Adriatico (Sapore di Sale), lo scorcio di una piazza di Modena (La Panchina), i giochi di luce sulle facciate delle case di Londra e Parigi, i paesaggi spagnoli assolati dove enormi silos dominano l’immagine.
Nei lavori di Gentilini le persone sono ritratte come se stessero interpretando un film, all’interno di una scenografia surreale; l’artista racconta storie di vita diverse, in una varietà di luoghi e situazioni, dal barista assorto nella preparazione di un caffè (Mai il primo, ore sei del mattino), alla solitudine dell’ultimo avventore di una sala da biliardo (È tardi si chiude!), dalla “vita spericolata” di Vasco Rossi alle commissioni di un bambino in bicicletta (Tre sigarette).
A proposito del suo lavoro l’artista afferma: “Le storie che dipingo vengono da un posto non definito, da un matrimonio della fantasia con la realtà, da una parte autobiografie e dall’altra una buona dose di immaginazione”. Passione e fantasia popolano le tele di Gentilini che collegano tra loro situazioni vissute e oggetti osservati in tempi diversi, personaggi che rivivono istanti del passato e rivelano, nel presente, novità inattese, nascoste, che vengono alla luce e raccontano una nuova storia.