(Adnkronos) – Gli Stati Uniti in pressing su Israele, l’operazione militare nella Striscia di Gaza deve chiudersi intorno a fine anno. E’ l’indicazione temporale che l’amministrazione del presidente Joe Biden ha indicato al governo israeliano per concludere l’offensiva di terra su larga scala e passare a una fase più specifica della guerra contro Hamas, secondo quanto hanno riferito quattro alti funzionari statunitensi al New York Times. Secondo l’amministrazione Biden, questa nuova fase comporterebbe l’utilizzo di gruppi ristretti delle forze di élite israeliane che si sposterebbero dentro e fuori i centri abitati di Gaza, svolgendo missioni mirate per trovare e uccidere leader di Hamas, salvare ostaggi e distruggere tunnel.
Israele, Usa in pressing
Il conflitto a Gaza deve “spostarsi nella prossima fase di minore intensità nel giro di settimane non di mesi” è il messaggio che ha portato a Benjamin Netanyahu da Washington il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, secondo quanto rivelato ad Axios da due fonti Usa e israeliane. Di fronte al costante aumento del numero delle vittime, e il catastrofico deterioramento della situazione umanitaria, Washington ritiene che una diminuzione dell’intensità dei combattimenti farebbe calare il numero delle le vittime civili, permetterebbe più aiuti a Gaza e ridurrebbe il rischio di una guerra regionale.
“In tutti gli incontri, Sullivan ha messo in chiaro che la campagna ad alta intensità deve spostarsi alla prossima fase di minore intensità nel giro di settimane non di mesi”, spiegano le fonti Usa affermando che comunque questo non è “un ultimatum, capiamo che la campagna deve continuare e continuerà ma con una minore intensità”.
Una risposta a queste rivelazioni sembra arrivare dalle dichiarazioni, pubbliche, fatte dal premier israeliano che ha detto che “i soldati israeliani non sono caduti per nulla, siamo determinati più che mai a combattere fino alla distruzione di Hamas e alla completa vittoria”.
Guerra a Gaza deve finire presto
In realtà, Sullivan ha fatto pressioni su di lui e gli altri membri del gabinetto di guerra per ottenere un calendario e dettagli sul piano riguardo alla prossima fase del conflitto, che per Washington deve prevedere una minore forza di fuoco da parte di Israele. Non c’è stata una pressione a terminare il conflitto da parte di Sullivan – afferma una fonte israeliana – ma è stata espressa preoccupazione per le vittime civili e lo spostamento forzato dei palestinesi all’interno di Gaza. Secondo i dati dell’Onu l’85% del 1,9 milioni di abitanti della Striscia è stato costretto a lasciare le proprie case.
Mentre le vittime civili, in maggioranza donne e bambini, sono 18mila, secondo i dati del ministero della Sanità di Gaza. Sullivan ha spiegato poi che l’amministrazione Biden vuole avviare un dibattito serio su quello che succederà dopo la guerra, sottolineando che questo aiuterebbe Washington a continuare a sostenere Israele.
Alle sollecitazioni americane, Israele replica ribadendo che continuerà a combattere Hamas “fino alla vittoria assoluta”. “Ho detto ai nostri amici americani, che i nostri eroici combattenti non sono caduti invano – dice Netanyahu – per la profonda sofferenza per la loro perdita, siamo determinati più che mai a combattere fino a quando Hamas sarà eliminata, fino alla vittoria assoluta”.
Netanyahu ha inoltre ringraziato Sullivan per il sostegno Usa ad Israele nella guerra contro Hamas, durante un incontro con il gabinetto di guerra. Durante l’incontro si è affermato che la “guerra continuerà fino alla vittoria e il raggiungimento degli obiettivi comuni, che sono l’eliminazione di Hamas, il rilascio di tutti gli ostaggi, lo smantellamento delle capacità militari di Hamas e la fine del suo controllo su Gaza”, recita ancora il comunicato del primo ministro.
La risposta d’Israele
La guerra contro Hamas ”durerà più di diversi mesi”, aggiunge il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. ”Hamas è un’organizzazione terroristica che si è costruita nell’arco di un decennio per combattere Israele e ha costruito infrastrutture sotto terra e sopra la terra e non è facile distruggerle. Richiederà un periodo di tempo, durerà più di diversi mesi, ma vinceremo e li distruggeremo”, spiega il ministro. Gallant ha discusso con Sullivan sugli sviluppi dell’operazione in corso a Gaza e delle tensioni con Hezbollah nel nord di Israele, oltre che delle minacce regionali poste dall’Iran e dai suoi alleari in Siria, Iraq e Libano.
Gallant ha quindi espresso la sua gratitudine per il sostegno degli Stati Uniti a Israele nella guerra e per gli sforzi dell’amministrazione Biden per garantire il rilascio degli ostaggi. ”Grazie per essere venuti in Israele durante questo periodo di guerra. lo apprezziamo moltissimo”, le parole di Gallant. ”Apprezziamo il vostro impegno personale nei confronti dello Stato di Israele per il rilascio degli ostaggi, per lo sforzo diplomatico e il sostegno militare”, ha aggiunto.
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