(Adnkronos) – Le milizie filoiraniane sono pronte ad un’escalation degli attacchi contro le forze americane in Medio Oriente, con Teheran che vuole capitalizzare l’ondata di antiamericanismo nella regione provocata dal sostegno degli Stati Uniti all’operazione di Israele a Gaza.
Israele e le pause verso l’Iran
E’ questo l’allarme lanciato da Washington, dopo che nei giorni scorsi si sono già registrati diversi attacchi con droni contro le forze Usa in Iraq e Siria. Ora però gli Usa hanno specifiche informazioni di intelligence su un’intensificazione di questi attacchi, mentre continua lo scontro tra Israele e Hamas. “Ci sono segnali di allarme ovunque”, dichiara alla Cnn una fonte militare nella regione. Per quanto riguarda il ruolo dell’Iran, si ritiene che da Teheran arrivino messaggi di incoraggiamento piuttosto che diretti ed espliciti ordini, con l’assicurazione di sostegno e forniture militari anche in caso di attacchi a obiettivi israeliani o americani. Per John Kirby, portavoce del consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, esiste “una connessione molto diretta tra questi gruppi” e la Guardia rivoluzionaria iraniana: gli Stati Uniti “sono profondamente preoccupati per ogni potenziale significativa escalation di questi attacchi nei prossimi giorni”.
Dal Pentagono
Ancora più esplicite fonti del Pentagono: “Vediamo la prospettiva di una significativa escalation di attacchi contro forze Usa nel breve termine. E dobbiamo essere chiari: la strada porta all’Iran, che finanzia, arma, fornisce equipaggiamento ed addestra milizie in tutta la regione”. “Noi siamo pronti per questa escalation – aggiungono – sia in termini di difesa delle nostre forze che di risposta decisa a questi attacchi”. Per quanto esista “un persistente gap di intelligence” riguardo alla natura e portata dei rapporti tra Iran e queste milizie – che Teheran sostiene attraverso la Forza Quds delle Guardie della Rivoluzione Islamica – Kirby sottolinea che “sappiamo che Teheran monitora da vicino questi attacchi e in alcuni casi li facilita attivamente”.
“L’obiettivo dell’Iran è quello di mantenere la possibilità di negare, ma noi non gli permetteremo di farlo”, ha concluso. L’obiettivo, fanno sapere dal dipartimento di Stato alla Cnn, è di mandare all’Iran un messaggio “chiaro che non è solo degli Usa, ma è condiviso” con gli alleati: “Siamo tutti d’accordo nel segnalare chiaramente all’Iran che non deve cercare di avvantaggiarsi della situazione e che i gruppi che sono sotto il suo controllo o influenza non devono farlo”. Altrimenti “vi sono saranno gravi conseguenze”. E uno dei canali attraverso il quale viene veicolato questo avvertimento a Teheran è quello del Qatar.
I soldati USA nel Medio Oriente
Gli Stati Uniti hanno circa 2500 militari in Iraq e 900 in Siria, come parte della coalizione anti-Isis, forze che in passato sono state già oggetto di attacchi. Ma la loro intensità è aumentata negli ultimi giorni: ieri sono stati abbattuti due droni lanciati contri le forze Usa in Siria, e la scorsa settimana ci sono stati tre diversi attacchi in Siria ed Iraq. Giovedì scorso, una nave Usa a largo delle coste dello Yemen ha intercettato diversi razzi sparati da forze Houthi filoiraniane e dirette verso Israele. In risposta, il segretario alla Difesa, Lloyd Austin ha aumentato le capacità di difesa aerea nella regione, con sistemi antimissilistici Terminal High Altitude Area Defense e l’aggiunta di altre batterie di Patriot.
Israele e le accuse
Per i recenti attacchi alle basi americane nella regione, l’intelligence Usa considera “l’Iran certamente più colpevole di quanto lo sia stata per gli attacchi di Hamas in Israele” del 7 ottobre scorso, quando – secondo alcune ricostruzioni – Teheran fu colta di sopresa dall’azione dell’organizzazione militare palestinese da lei finanziata e sostenuta. E i recenti attacchi contro gli obiettivi Usa, concludono altre fonti, dimostrano come da parte iraniana vi sia “un grande appetito per un allargamento del conflitto”. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)