(Adnkronos) – Sono ore di attesa per quanto emergerà dai colloqui al Cairo, in Egitto, sul cessate il fuoco tra Israele e Hamas e il rilascio degli ostaggi. Notizie e smentite si rincorrono: sui negoziati per Gaza e un accordo di tregua incombe comunque lo spettro di un’intesa appesa a un filo visto anche il pressing, sul primo ministro Benjamin Netanyahu, dell’estrema destra israeliana che spinge per l’operazione a Rafah. Un funzionario israeliano ripreso dalla radio statale Kan ha riferito che la delegazione non partirà per il Cairo finché non verrà ricevuta una risposta da Hamas su un possibile accordo sugli ostaggi.
Mentre un alto dirigente di Hamas ha detto ad ‘Al-Araby Al-Jadeed’ che il gruppo palestinese che è al Cairo impegnato nei colloqui non consegnerà una sua risposta ai mediatori stasera, aggiungendo a condizione di anonimato che una serie di punti devono ancora essere chiariti dai mediatori. Hamas sarebbe pronto a rilasciare 33 ostaggi israeliani durante la prima fase dell’accordo con Israele sul cessate il fuoco in discussione al Cairo. Lo scrivono Ynet News, citando il quotidiano saudita Al Hadath, e l’agenzia di stampa cinese Xinhua citando al Arabiya.
Israele-Hamas, negoziati al bivio
Mentre secondo quanto riportato su X dal reporter di Axios, Barak Ravid, “alti funzionari israeliani affermano che ci sono prime indicazioni che Hamas accetterà di portare a termine la prima fase dell’accordo – il rilascio umanitario degli ostaggi – senza un impegno ufficiale da parte di Israele a porre fine alla guerra”. Marwan Barghouti potrebbe essere presto rilasciato dalla sua detenzione come parte di un possibile accordo. Un rapporto di Maariv, che citava il canale saudita Asharq, riporta che Israele non si oppone più al rilascio di Barghouti ma insiste per rilasciarlo a Gaza e non in Cisgiordania.
È stato anche riferito – scrive il Jerusalem Post – che Hamas dovrebbe richiedere il suo nome sulla lista della prima fase dell’accordo. Barghouti, ex leader dei Tanzim, una fazione militante del movimento palestinese Fatah, è stato condannato nel 2004 da un tribunale israeliano a cinque ergastoli cumulativi e 40 anni di prigione per atti terroristici in cui cinque israeliani furono uccisi e molti feriti. Netanyahu intanto se la deve vedere con il fronte interno, da un lato il pressing dell’estrema destra, dall’altro le continue proteste di familiari e sostenitori degli ostaggi.
Ben Gvir
Il ministro della Sicurezza nazionale di estrema destra Itamar Ben Gvir ha lanciato una nuova minaccia di lasciare il governo, mentre i colloqui al Cairo su un accordo di tregua e sugli ostaggi sembrano essere entrati in una fase critica, scrive il Times of Israel. In una dichiarazione, Ben Gvir ha accolto la decisione del primo ministro Netanyahu per non aver inviato una delegazione al Cairo e dice che si aspetta che il premier mantenga le promesse fatte presumibilmente quando i due si sono incontrati la scorsa settimana.
“No a un accordo sconsiderato, sì a Rafah. Il primo ministro sa bene qual è il prezzo da pagare se non si onora questo impegno”, ha aggiunto Ben Gvir. In una dichiarazione simile, riporta il quotidiano israeliano, il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha affermato che “un accordo di resa che porterà alla fine della guerra senza una vittoria totale è un disastro. Rafah adesso”.
Estrema destra a Netanyahu: “Attaccare Rafah ora”
Decine di migliaia di persone sono scese di nuovo in piazza in Israele. Le famiglie degli ostaggi hanno iniziato a manifestare davanti al Begin Gate di fronte al Kirya, insieme ad altri attivisti. Le famiglie hanno chiesto al governo di accettare la fine della guerra, l’unico modo per consentire un accordo che riporti tutti indietro. Alla fine della manifestazione, le famiglie hanno lasciato Begin Gate verso Habima Square.
A Tel Aviv, in piazza della Democrazia, i manifestanti della protesta anti-governativa sono tornati a chiedere elezioni anticipate. Il notiziario israeliano Channel 12 riferisce che gli Stati Uniti hanno garantito ad Hamas, attraverso l’Egitto e il Qatar, che la guerra finirà dopo la prima fase di accordo sugli ostaggi e tregua di 40 giorni attualmente in fase di negoziazione al Cairo.
Citando “una fonte molto autorevole di Hamas”, l’analista veterano del Medio Oriente della stazione televisiva Ehud Ya’ari ha affermato che gli americani si sono impegnati, “sia che Israele dica sì o no e che faranno in modo che la guerra finisca”, dopo la prima fase dell’accordo, durante la quale verranno liberati 33 ostaggi. Intanto nelle difficili ore di trattative arriva la notizia di un attacco congiunto da parte dell’Idf e dello Shin Bet in cui è stato ucciso uno dei massimi comandanti della Jihad islamica palestinese.
Lo ha annunciato l’esercito israeliano. Imam Zerev è stato ucciso da aerei da combattimento dell’aeronautica israeliana nel sud di Gaza. Ha comandato e diretto diversi attacchi, in particolare quello delle forze Nukhba sia alla comunità di confine che all’avamposto di Sufa il 7 ottobre.
—internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)