(Adnkronos) – Un aereo della Qatar Airways – che sabato scorso era già atterrato a Tel Aviv con a bordo una delegazione in arrivo da Doha – è arrivato in Israele. Lo scrive il quotidiano Haartez, secondo cui la delegazione deve discutere i possibili sviluppi nei negoziati per il rilascio degli ostaggi israeliani, dopo l’estensione di due giorni della tregua annunciata ieri. Il ritorno della delegazione del Qatar ha un’importanza particolare dal momento che Israele e l’emirato non hanno rapporti diplomatici. “Il Qatar è al lavoro con le parti interessate per ottenere un prolungamento della tregua”.
Ad affermarlo, secondo quanto riferisce ‘Al Jazeera’, è il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar Majed al-Ansari che nel corso di una conferenza stampa a Doha fa il punto sugli sviluppi della guerra tra Israele e Gaza. Al-Ansari sottolinea che non può confermare il numero totale di ostaggi detenuti a Gaza. “Quello che possiamo solo dire con certezza è il numero di prigionieri che sono stati rilasciati”, spiega. “La priorità – rileva – in questo momento è che le donne e i bambini civili” vengano rilasciati. “Anche per gli ostaggi militari ci saranno discussioni”, sottolinea Al-Ansari.
Il negoziato per il rilascio degli ostaggi rapiti dopo l’attacco di Hamas ad Israele lo scorso 7 ottobre “è stato difficile sotto tutti gli aspetti” ma “la parte più difficile è stata con Israele”, ha detto ancora al-Ansari. “Ogni parte in causa ha le sue richieste e le sue riserve. Stiamo facendo del nostro meglio per sistemare le cose. Ma la parte più dura è stata Israele”, spiega. Come annunciato dal Qatar, Israele e Hamas hanno concordato una proroga di due giorni della tregua nella Striscia di Gaza. Secondo l’accordo, ha spiegato un alto funzionario israeliano alla Cnn, Hamas rilascerà altri 10 ostaggi per ogni giorno di cessate il fuoco.
La tregua iniziale di quattro giorni, che avrebbe dovuto concludersi oggi, ha segnato la prima grande svolta diplomatica nel conflitto, portando uno stop temporaneo all’operazione israeliana nell’enclave palestinese e consentendo così il rilascio di alcuni ostaggi e prigionieri. Ieri un nuovo gruppo di 11 ostaggi è stato intanto liberato ed è tornato in Israele: si tratta di israeliani con doppia cittadinanza, nove bambini e due donne, tutti residenti nel kibbutz Nir Oz, nel sud dello Stato ebraico e tutti in condizioni stabili, hanno riferito il ministero della Sanità e fonti dell’ospedale Ichlov, dove sono stati ricoverati ieri sera subito dopo la liberazione.
“E’ stata una notte emozionante e complessa allo stesso tempo”, ha detto il dottor Ram Sagi, del ministero della Sanità, precisando che gli ostaggi “hanno incontrato lì le loro famiglie per la prima volta” dal 7 ottobre, e in ospedale “riceveranno cure mediche e psicologiche”. In seguito alla liberazione del gruppo di 11 ostaggi, 33 palestinesi sono stati rilasciati da diverse prigioni israeliane come Damon, Megiddo, Ofer, Ktzi’ot, Ramon e Nafha.
Israele ha intanto ricevuto una nuova lista di ostaggi nella Striscia di Gaza che saranno rilasciati oggi nell’ambito dell’accordo, riferisce il Times of Israel che cita l’ufficio del premier Benjamin Netanyahu, secondo cui i parenti degli ostaggi sono già stati informati del rilascio imminente. Il giornale sottolinea che non è chiaro quante persone verranno rilasciate, mentre altri media parlano di dieci ostaggi. Con i rilasci di lunedì, Hamas ha liberato finora 51 ostaggi, soprattutto donne e bambini. Israele ha liberato dal carcere 150 palestinesi, principalmente donne e minori, molto dei quali detenuti spiega la Cnn.
Non tutti i 240 ostaggi rapiti lo scorso 7 ottobre, tuttavia, sono in mano ad Hamas: secondo la Cnn, tra i 40 e i 50 ostaggi sarebbero trattenuti dalla Jihad islamica palestinese o da altri gruppi militanti. E l’accordo sulla tregua prevede che Hamas, e non un altro gruppo, consegni le persone rapite. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha ribadito intanto che l’esercito dello Stato ebraico combatterà con “più forza” quando la tregua sarà finita.
“Alla fine dell’accordo, noi ritorneremo alla piena forza per raggiungere i nostri obiettivi: distruggere Hamas, assicurare che Gaza non ritorni a quello che era e naturalmente liberare tutti gli ostaggi. Sono sicuro che avremo successo in questa missione, perché non abbiamo altra scelta”, ha spiegato il premier israeliano Benjamin Netanyahu al presidente Usa Joe Biden in un colloquio. Nel frattempo, il segretario di Stato americano Antony Blinken si recherà questa settimana in Israele e in altre località del Medio Oriente per discuetere del sostegno al flusso di aiuti nell’enclave e del “futuro di Gaza” e della necessità di uno Stato palestinese indipendente.
A confermare la nuova missione del segretario di Stato Usa, il portavoce del dipartimento di Stato, Matthew Miller dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi: “In Israele e in Cisgiordania, il segretario Blinken discuterà del diritto israeliano di difendersi in modo coerente con il diritto umanitario internazionale, come dei continui sforzi per assicurare il rilascio degli altri ostaggi, della protezione dei civili durante le operazioni israeliane a Gaza e di accelerare l’assistenza umanitaria alla popolazione della Striscia”.
Il portavoce non ha indicato le date precise della missione del capo della diplomazia di Washington, che oggi e domani sarà a Bruxelles per la ministeriale della Nato e poi sarà in Nord Macedonia per un incontro con i colleghi dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce).
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