(Adnkronos) – Dai raid aerei Usa contro due depositi di milizie filoiraniane nei pressi di Abu Kamal, nell’est della Siria, potrebbe arrivare un primo segnale di un’offensiva contro i gruppi che, dall’inizio del conflitto tra Israele ed Hamas, hanno intensificato gli attacchi contro truppe americane in Siria ed Iraq. Ma, di fronte a crescenti pressioni per una risposta più ampia a questi attacchi, Joe Biden sta soppesando ogni decisione riguardo a rappresaglie nel timore, scrive oggi il Washington Post, che dal conflitto di Gaza si possa propagare una tempesta in tutta la regione.
Il piano di Biden
E’ stato il capo del Pentagono, Lloyd Austin, a spiegare che “su ordine del presidente Biden, le forze militari Usa hanno condotto due raid di autodifesa contro installazioni nell’est della Siria usate dalla Guardia rivoluzionaria iraniana e gruppi affiliati”. “Questi raid di precisione – ha aggiunto il segretario alla Difesa Usa – sono la risposta ad una serie di continui, ed in gran parte senza successo, attacchi contro i militari americani in Iraq e Siria da parte di gruppi filoiraniani”.
Nella sua dichiarazione, Austin ha voluto sottolineare che i raid di giovedì notte, definiti appunto un’azione di autodifesa, sono “separati e distinti dal conflitto in corso tra Israele ed Hamas” e non rappresentano un cambiamento di atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti del conflitto. “Dobbiamo essere chiari, è l’Iran responsabile – ha spiegato ancora una fonte del Pentagono, citata da Politico – quello che abbiamo fatto è un’azione di autodifesa perché le nostre forze in Medio Oriente, dove sono a sostegno di sicurezza e stabilità, sono minacciate dall’Iran e dalle milizie filoiraniane”.
Gli attacchi contro le forze USA
Secondo i dati forniti dal Pentagono, sono stati 19 gli attacchi con razzi e droni contro le forze Usa questo mese e in tutto sono 21 i militari che sono rimasti feriti, tutti in modo lieve. In dichiarazioni ufficiali, Biden continua a rinnovare moniti rivolti all’Iran, affermando che se Teheran continuerà “a muoversi contro” le forze Usa in Medio Oriente “risponderemo”, com ha detto durante la conferenza stampa con il premier australiano Anthony Albanese, in visita alla Casa Bianca.
Ma fonti dell’amministrazione spiegano la cautela di Biden, sottolineando che se “niente è cambiato nella nostre prerogative” di difesa dei militari dispiegati all’estero, allo stesso tempo “non possiamo essere ciechi di fronte al fatto che ci sono al momento altre forze in gioco”, con un chiaro riferimento al conflitto a Gaza ed al quanto mai reale rischio di un suo allargamento. Quindi, concludono le fonti citate dal Post, “dobbiamo tenere conto delle altre cose che avvengono nella regione”.
Intanto, gli Stati Uniti continuano a rafforzare la loro postura militare nella regione, inviando sistemi di difesa anti missilistica aggiuntivi nelle loro basi in Medio Oriente. E nei giorni scorsi il Wall Street Journal ha rivelato che Israele avrebbe accettato di rinviare l’invasione di terra di Gaza anche in attesa del posizionamento di questi sistemi di difesa, cosa che dovrebbe avvenire la prossima settimana.
Chi vuole l’intervento americano?
A premere su Biden per un’offensiva contro i gruppi filoiraniani sono diversi esponenti repubblicani del Congresso, a cui si è aggiunta anche la voce del generale a riposo Joseph Votel, ex capo del Centcom ampiamente rispettato sia da democratici che da repubblicani, che ha avvisato che senza una risposta uniforme gli attacchi dei gruppi filoiraniani rischiando di diventare “un po’ una norma”. “Dobbiamo farlo, credo che siamo ad un punto in cui probabilmente possiamo e dobbiamo farlo ora”, ha detto, facendo riferimento all’arrivo nelle regione delle capacità aggiuntive.
Rafforzamento della presenza militare americana nella regione, il piano di Biden
“Possiamo e dobbiamo rispondere in modo più diretto alle minacce contro le nostre truppe”, ha ribadito. Anche Kenneth “Frank” McKenzie, generale dei marines a riposo che anche è stato alla guida del Centcom, sottolinea come il rafforzamento della presenza militare nella regione – compresi i gruppi d’attacco di due portaerei – deve mandare un chiaro messaggio all’Iran. “La nostra postura nella regione sta diventando ogni giorno più forte, e devono tenerne conto”, ha detto.
“Gli iraniani tendono a spingere fino a quando qualcuno non reagisce, credo che ad un certo punto di vorrà reagire, ma questa non è una decisione militare”, conclude, spiegando che il Centocom svilupperà delle diverse opzioni ma poi spetterà a Biden decidere come gli Stati Uniti dovranno rispondere. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)