Primo piano sulle location che hanno rivestito
un ruolo essenziale nelle narrazioni filmografiche
L’unico festival interamente dedicato alla location cinematografica, tra i più importanti d’Europa, che premia la valorizzazione dei luoghi e il modo di raccontarli, il talento di registi, attori e sceneggiatori nel far vivere la storia attraverso le immagini e nel rivelare al pubblico come si intreccino luoghi ed eventi seguendo le sfondo di un’identità culturale. È questo il tracciato che da anni segue l’Ischia Film Festival, giunto alla sua ottava edizione, che anche quest anno ha voluto suddividere il programma in cinque sezioni: Primo piano, per le location italiane e internazionali che hanno rivestito un ruolo essenziale nella narrazione del racconto; Location negata, una sezione per opere che “raccontano il territorio violato dalle contraddizioni della civiltà e del progresso, i diritti o le speranze di quei popoli calpestati dalla guerra o colpiti da calamità naturali”; Euromediterraneo, una sezione fuori concorso nata per raccontare contrasti e collaborazioni tra culture apparentemente distanti; Scenari, corti e documentari fuori competizione; Concorso, corti e documentari in gara per il premio Ischia. La rassegna è stata aperta il 4 luglio con la proiezione di “New York i love you”, un film composto da undici cortometraggi che raccontano la vita nella città più ritratta di sempre dal cinema mondiale, undici storie dirette da altrettanti registi ed interpretate da attori come Orlando Bloom, Andy Garcia, Hayden Christensen, Christina Ricci, Shia LaBeouf, John Hurt, Robin Wright Penn. Che sia un festival improntato sull’internazionalità di concorsi e personaggi è stato chiaro dal primo anno, dalla decisione di ambientare la kermesse estiva nel suggestivo scenario del castello aragonese, ulteriori conferme arrivano poi dall’assegnazione annuale del Foreign Award, premio che negli anni passati è stato assegnato a film come “The Passion” di Mel Gibson, “Angeli e demoni” di Ron Howard, “The life acquatic of Steve Zissou” di Wes Anderson e “007 Casinò Royale” di Martin Campbell. Quest anno è stata la volta di “The American”, film con George Clooney che lo stesso attore ha voluto fosse ambientato tra i paesi ancora scossi dal terremoto di un anno fa della provincia dell’Aquila. Quanto ai premi per i film in concorso le note principali riguardano in particolare “Mi vida con Carlos” di Germà n Berger Hertz, film ambientato nel cile di Pinochet per – spiega la giuria – “il lavoro giusto, sensibile e molto intelligente compiuto sulla memoria, quella di un uomo alla ricerca della figura del padre, attraverso la propria famiglia, e quella di un popolo costretto al silenzio e privato della libertà dalla dittatura fascista di Pinochet nel Cile degli anni ’70. La volontà di non dimenticare grazie a ricordi forti, immagini che sorgono dal passato, e testimonianze piene di sincerità e verità umana.” Nella categoria location negata invece alla fine ha prevalso il documentario “Rouge Nowa Huta” di Blandine Huk e Frederic Cousseau, sul quartiere di Cracovia Nowa Huta, ex prototipo di città modello comunista, costruito attorno ad un’erorme acciaieria ed oggi in costante degrado. Tra gli altri premi il miglior cortometraggio è stato “Habibi” di Davide Del Degan, miglior regia per “L’uomo che verrà ” a Giorgio Diritti, miglior scenografia ancora per “L’uomo che verrà ” a Giancarlo Basili e miglior fotografia per Pierluigi Piredda in “L’uomo fiammifero”. Premiato infine nella sezione primo piano la “Basilicata coast to coast” di Rocco Papaleo.
Fabio Felsani
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