L’ambasciata americana a Baghdad, dopo le forti proteste del popolo iracheno, verrà protetta dall’arrivo di 750 soldati direttamente dalla madre patria. Ad annunciarlo è il ministro della Difesa americano, Mark Esper. Nella notte di ieri, il governo americano annuncia la morte del generale iraniano Soleimani sotto ordine diretto di Trump
Le proteste irachene all’ambasciata americana
Il 31 dicembre 2019 ha visto una forte protesta irachena all’interno della “Zona Verde” di Baghdad (ovvero la porzione del territorio della capitale irachena utilizzata per gli edifici governativi e le ambasciate estere). Le cause dietro le proteste potrebbero essere gli attacchi aerei statunitensi che hanno ucciso 25 combattenti filo-iraniani nel fine settimana. Solo l’intervento delle forze di sicurezza a Baghdad ha consentito mettere al sicuro la situazione ma sono stati necessari gas lacrimogeni anche nella notte fuori dai cancelli dell’ambasciata. Dopo avere montato una cinquantina di tende e persino bagni portatili, centinaia hanno annunciato un sit-in davanti all’ambasciata fino a quando le forze statunitensi non saranno espulse dal paese.
Le accuse americane contro l’Iran
La risposta di Washington non si è fatta di certo attendere e come è solito di questi tempi le accuse sono state rivolte all’Iran. Lo stesso presidente americano Trump ha puntato il dito contro Teheran che, a suo dire, ha orchestrato la grande protesta irachena promettendo forti ripercussioni poi prontamente ritirate smorzando i toni.
Il segretario di Stato Mike Pompeo ha aggiunto tramite un post su Twitter che l’assalto è stato opera di “terroristi” sostenuti da “alleati dell’Iran”, di cui fa i nomi: “Sono stati tutti fotografati davanti alla nostra ambasciata”, ha scritto Pompeo allegando su Twitter tre fotografie che mostrerebbero i quattro uomini.
The attack today was orchestrated by terrorists – Abu Mahdi al Muhandis and Qays al-Khazali – and abetted by Iranian proxies – Hadi al Amari and Faleh al-Fayyad. All are pictured below outside our embassy. pic.twitter.com/2QfGGrfmDd
— Secretary Pompeo (@SecPompeo) 31 dicembre 2019
“Circa 750 soldati saranno schierati immediatamente nella regione e ulteriori forze sono pronte per essere schierate “nei prossimi giorni”, ha detto il ministro della difesa americano Mark Esper in un comunicato in risposta ai recenti eventi in Iraq.
La morte del generale iraniano Souleimani
Intorno alla mezzanotte alcuni missili hanno distrutto un convoglio delle Pmu, le Forze di mobilitazione popolare irachene, che stavano accompagnando all’aeroporto una delegazione dei Guardiani della Rivoluzione di Teheran. Due auto sono state incenerite, ammazzando cinque esponenti del movimento iracheno e due iraniani. Tra le vittime, il leader delle Pmu Abu Mahdi Al-Muhandis, l’uomo che il 30 dicembre ha spronato la folla ad assaltare l’ambasciata americana. E soprattuto il generale Soleimani, un personaggio fondamentale nella storia recente del Medio Oriente: la sua morte è stata confermata dal Pentagono e da Teheran.