(Adnkronos) – La Repubblica islamica “raderebbe al suolo” in meno di 10 minuti le città israeliane di Tel Aviv e Haifa se Israele – come annunciato anche dal premier Benjamin Netanyahu – dovesse reagire ai recenti attacchi missilistici. Questo lo scenario riportato dal giornale iraniano Kayhan, diretto da Hossein Shariatmadari e vicino agli ultraconservatori, secondo cui “prima ancora che gli aerei israeliani riescano a raggiungere lo spazio aereo iraniano, i missili iraniani raderebbero al suolo Tel Aviv e Haifa in meno di 10
minuti”. Il giornale ha aggiunto che il comandante dell’Aeronautica dei Guardiani della Rivoluzione, Amir Ali Hazijadeh, “ha ancora il dito sul grilletto” dopo gli attacchi del primo ottobre, descritti semplicemente come “l’inizio” di operazioni più ampie volte a “distruggere il regime sionista”.
“Raccomandiamo al regime sionista di non mettere alla prova la risoluzione della Repubblica islamica. Se dovesse verificarsi un attacco contro il nostro paese, la nostra risposta sarà più potente”, ha intanto promesso il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi in un discorso televisivo, aggiungendo che “i nostri nemici sanno che tipo di obiettivi all’interno del regime sionista sono alla nostra portata”.
Ieri, in colloquio telefonico con il suo omologo egiziano, Badr Abdelatty, Arachchi aveva dichiarato che “qualsiasi attacco alle infrastrutture iraniane porterebbe a ritorsioni, consigliamo di non mettere alla prova la volontà dell’Iran”. “La Repubblica islamica dell’Iran – aveva aggiunto Araghchi – non cerca di aumentare le tensioni e la guerra nella regione, ma non ha nemmeno paura della guerra. Darà una risposta forte e appropriata a qualsiasi nuova azione e avventurismo del regime sionista”.
E ancora: “Siamo pronti per qualsiasi scenario, le forze armate sono totalmente preparate”. La politica dell’Iran “è quella di sostenere la Resistenza e non ci allontaneremo in alcun modo da questa base politica”, ha affermato Araghchi, parlando con i giornalisti a Teheran a margine della conferenza ‘Diluvio di Al-Aqsa, l’inizio di Nasrallah’. “Abbiamo affermato più volte che l’Iran non vuole aumentare la tensione, anche se non abbiamo paura della guerra”, ha scandito nuovamente il ministro degli Esteri, citato dall’agenzia Mehr.
Israele non dovrebbe però colpire i siti nucleari iraniani nella risposta all’attacco condotto da Teheran una settimana fa, ma dovrebbe concentrarsi sulla base militari o su obiettivi dell’intelligence e della leadership della Repubblica islamica, rivela il New York Times, citando diversi funzionari attuali ed ex israeliani, che “riconoscono i dubbi” sulle capacità di Tel Aviv di infliggere danni pesanti gli impianti iraniani, in modo da compromettere il suo programma nucleare.
Con il rischio che Teheran piuttosto acceleri, trasferendo tutte le attività in siti sotterranei. Secondo il giornale, dunque, la prima rappresaglia israeliana all’attacco missilistico del primo ottobre escluderebbe gli impianti nucleari, che diventerebbero invece un obiettivo nel caso in cui ci fosse un’ulteriore risposta da parte di Teheran.
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