Il 7 luglio l’Aquila propone una pacifica invasione della capitale per manifestare in concomitanza con le sedute dei lavori parlamentari per l’approvazione della manivra economica correttiva
Il problema della rinascita della città abruzzese messa in ginocchio dal terremoto di un anno fa è sempre più sotto gli occhi di tutti e, per evitare che cada nel dimenticatoio è bene che ogni voce che pone questo richiamo abbia spazio sui mezzi d’informazione. Ecco perchè ospitiamo l’appello del Comitato 3e32 per l‘Aquila. “Scriviamo a tutte quelle persone, i movimenti, le associazioni, i collettivi che in questi 14 mesi di esistenza del nostro comitato e di un movimento spontaneo e dal basso che a L’Aquila prova a resistere, ci sono stati vicini e solidali, diffondendo le nostre denunce, sostenendoci, venendo qui nella nostra città a conoscere la realtà in cui viviamo. Vi scriviamo perché, ancora una volta, abbiamo bisogno di tutti voi. Il nostro territorio, tra mille difficoltà , ha saputo esprimere in questi mesi la ferrea volontà di non morire e resistere dando vita ad articolate e numerose forme di protesta e di proposta, dall’esperienza dei comitati cittadini al movimento delle carriole, dalle sperimentazioni di progettazione partecipata alle assemblee cittadine all’interno del Presidio Permanente di Piazza Duomo. Questo nonostante una gestione dell’emergenza inedita in Italia che ha escluso in ogni modo la partecipazione delle persone dalla definizione del loro futuro imponendo scelte e modelli culturali che hanno ridefinito sotto i nostri occhi il territorio, favorendo lo spopolamento, la speculazione edilizia e lasciando tutti i problemi irrisolti, primo fra tutti la ricostruzione della nostra città , dei nostri borghi e di quella dei 59 comuni colpiti, mai iniziata. In più quello che qui si è costruito lo si è fatto in stato di emergenza ma in maniera definitiva e a proprio piacimento edilizio, inibendo – anche con dosi di assistenzialismo esagerate e concentrate – la ricostruzione sociale e culturale della comunità senza rispettare la sua autonomia e la capacità di autodeterminarsi dal basso. Tra i primi abbiamo denunciato la trasformazione in atto della Protezione Civile che qui a L’Aquila, come in Campania per i rifiuti, ha sperimentato un modus operandi fatto di grandi appalti, grandi eventi e di scarsa o nessuna trasparenza, poi resa evidente dalle inchieste in corso, e grazie alla rete messa in piedi con altre realtà italiane abbiamo organizzato le mobilitazioni contro la sua trasformazione in una Società per Azioni. L’articolo 39 inserito nella manovra finanziaria che il governo si appresta ad approvare è l’ennesima “mazzata” che il “Sistema Italia” riserva al nostro territorio. Ci si chiede di tornare a pagare le tasse, i mutui, le imposte dal 1° luglio 2010 e a restituire tutti i contributi che sono stati ad oggi sospesi in tempi brevissimi ed in modalità non chiare. Ad oggi è per noi semplicemente impossibile far fronte a questa richiesta. Perché nel nostro territorio ci sono 16.000 persone che hanno perso o stanno perdendo il lavoro, e di questi migliaia sono cassaintegrati; Perché nulla è stato pensato o fatto dal governo e dalle varie strutture commissariali per favorire il rilancio dell’economia se escludiamo il ridicolo contributo di 800 euro per tre mesi erogato ai commercianti e agli artigiani, insufficiente perfino per pagare i debiti con i fornitori. Non stiamo chiedendo particolari privilegi ma semplici diritti. Dopo il terremoto che ha colpito l’Umbria e le Marche le popolazioni terremotate hanno restituito le imposte sospese dopo 12 anni e solo al 40%. Stiamo chiedendo una legge organica che stabilisca fondi e tempi certi per affrontare la ricostruzione. La popolazione già a giugno 2009 sapeva, quando ha contestato il decreto Abruzzo, che i fondi finora stanziati erano totalmente insufficienti. Ora anche le istituzioni locali ci vengono a dire che sono esauriti i fondi anche per coprire l’emergenza che non è ancora finita (come i soldi per gli alberghi dove sono costretti ancora in migliaia di aquilani, per il contributo di autonoma sistemazione di cui l’erogazione è ferma a gennaio o per la ristrutturazione degli immobili lievemente danneggiati). Vogliamo uscire dalla continua incertezza dettata dal sistema delle ordinanze e delle proroghe all’ultimo minuto, vogliamo ricostruire e crediamo che questa non possa essere una battaglia solo di questo territorio. E’ una lotta che ci riguarda tutti. L’aquila e i borghi colpiti sono di tutte le italiane e di tutti gli italiani, patrimonio collettivo del paese che non può permettersi di perderlo per abbandono o spopolamento. Ci riguarda tutti perché il Modello L’Aquila è un tentativo di annullare la solidarietà , primo sintomo di un federalismo dell’egoismo che non possiamo permettere diventi prassi nel nostro paese. L’Aquila non si arrende e prova a resistere. In oltre 20.000 il 16 giugno hanno attraversato le strade della città e occupato l’autostrada A 24 per due ore. La notizia è stata silenziata o censurata dai grandi media. Purtroppo siamo abituati ad una informazione che sul nostro territorio ha favorito la propaganda, dando risalto alle migliaia di passerelle di politici e mondo dello spettacolo, e ignorato sistematicamente le reali condizioni in cui viviamo. Il 7 luglio, in occasione del voto sulla manovra, L’Aquila invaderà Roma. In questa occasione abbiamo bisogno di solidarietà vera.Quel tipo di solidarietà che non è fatta di carità e pietismo, ma di condivisione reale dei nostri problemi. Vorremmo avervi al nostro fianco tutte e tutti, con i colori nero-verdi che sono stati dati alla nostra città dopo il terremoto del 1703 (nero come il lutto, verde come la speranza di rinascita) perché il 7 luglio è il momento per urlare IO STO CON L’AQUILA!
Mariuccia Manganelli