Sarà in scena al Teatro Elicantropo di Napoli lo spettacolo Io, Pietro Koch scritto e diretto da Maurizio D. Capuano, con Gennaro Ciotola, Antonio D’Alessandro, Aurelio De Matteis, Gianni Galepro, Emanuele Iovino, Antonella Liguoro, Giada Pignata, presentato da Spazio-ZTN e Naviganti InVersi.
Ispirato al saggio “La banda Koch” dello scrittore Massimiliano Griner per le vicende storiche, Io, Pietro Koch è il racconto di una metamorfosi, forse una “redenzione” di un’anima nera. In una cella male illuminata, in attesa della sua esecuzione, si scorge Pietro Koch, capo della famigerata Banda Koch, che imperversò tra Roma e Milano dal ’43 al ’44, e giovane capo di una squadra speciale della polizia fascista, durante l’occupazione tedesca in Italia.
Beneventano, per metà tedesco, figlio di un commerciante di liquori, aveva un destino già scritto, raccogliere l’eredità del padre, e vivere una vita comune.
Poi, accadde qualcosa, la guerra, evento importante nella storia contemporanea che sconvolse le coscienze umane d’Europa e del Mondo, e che fece di Pietro Koch, avido di gloria, un giovane che, a soli ventisette anni, aveva già raggiunto l’apice del suo successo.
Alle dirette dipendenze dei tedeschi, e capo non solo della polizia, ma di una banda di torturatori, seviziatori, drogati, esaltati, ebbri di delirio bellico, imprigionava, per conto della Gestapo, ribelli, comunisti e uomini della Resistenza antifascista, estorcendo loro informazioni segrete, con i metodi più truci e spietati.
“Due cose mi hanno colpito – rivela il regista – della figura di Pietro Koch. Il fatto che si sia presentato al plotone di esecuzione tranquillo, sereno, e per un ragazzo di ventisette anni questo fatto si spiega in due modi: o non ha un’anima, o ha preso coscienza di ciò che ha fatto. Il secondo è che, nell’orrore delle sue azioni, avesse subito una grande ingiustizia“.
Lo spettacolo messo in scena da Capuano, si presenta sotto una forma corale, in cui i personaggi ruotano attorno alla figura di Koch, ma non sono, affatto, personaggi satellite.
Come Koch, tutti gli altri personaggi sono realmente esistiti, come, fra gli altri, un giovane Sandro Pertini, le cui ombre, come quelle di tanti altri uomini politici italiani, che furono partigiani, sono lunghe e poco menzionate dai libri di storia. Ma incontriamo anche Luchino Visconti con i suoi scheletri, e molti altri ancora.
Sono tutte figure chiave di quei giorni dell’occupazione, alcune vittime, alcune carnefici, alcune note, alcune meno note. Sono tutti tasselli fondamentali per ricostruire quel preciso periodo storico, in cui black humour e satira paradossale contribuiscono a creare un’atmosfera grottesca per l’intera performance. (Foto di Roberto Colasante)