Fino al 10 giugno in mostra al Pan di Via de Mille – Napoli, si racconta la vita e le opere del maestro Salvador Dalì dal titolo “Io Dalì”.
Ha destato finora l’interesse di tanti, arrivando in tre mesi a toccare l’altissimo picco di 30.000 presenze. Un coinvolgente percorso guidato curato nel particolare più minuzioso.
Nasce con la tutela e la benedizione del comune di Napoli, in collaborazione con la Fundaciò Gala-Salvador Dalì. col supporto del ministero della Cultura spagnolo, dell’instituto Cervantes e dell’ambasciata di Spagna in Italia. Curata da Laura Bartolomè e Lucia Moni per la Fundaciò Gala-Salvador Dalì e Francesca Villanti, direttore scientifico di C.R.O., con la consulenza scientifica di Montse Aguer e Rosa Maria Maurell.
La scelta della location non è stata accidentalmente casuale, infatti il capoluogo campano rievoca per tanti aspetti folkloristi e culturali la calda terra iberica, patria che diede i natali all’artista catalano, poliedrico per eccellenza, folle genio, pittore, scultore, orafo, artista di fama internazionale surrealista.
Intensa, trascina in un vortice di interesse il visitatore fino alla fine della mostra, soddisfacendo appieno tutte le aspettative.
Un iter storico-culturale che nasce con pittura nevrotica e angosciosa ispirata a Sigmud Freud, ad un tratto più cosmico e teologico che si rifa al fisico tedesco Premio Nobel Werner Heisenberg.
In “Dalì di spalle che dipinge Gala“, il maestro esplora la dimensione 3D, studiando la visione stereoscopica, influenzato da “Las Meninas” di Velazquez, ma arriva a dipingere quadri stereoscopici, utilizzando utilizzando due specchi che riflettono due fotografie antiche, proprio di Vermeer.
Giunge infine all’olografia, chiave della persistenza della memoria e della sua immortalità.
Da sempre amante dei riflettori, alla continua ricerca di attenzione mediatica, un vero egocentrico e difatti affermava di se stesso: “Sono un esibizionista, mi comporto sempre come un attore. […] Adoro la pubblicità e, s eper mia fortuna i giornali mi conosceranno e si occuperanno di me, offrirò loro il mio pane, come san Francesco agli uccelli”.
Un percorso a tratti molto intimo e autobiografico ove si riesce a percepire l’estro con cui il pittore lavorava e si appassionava alle sue opere dall’incipit ad opera terminata.
Foto, bozze, disegni, schizzi su carta, quadri, riviste, spezzoni di interviste, frammenti di vita privata con la moglie Gala, il tutto assemblato in una perfetta armonia da veri cultori dell’arte in ogni sua sfaccettatura.