Lo scontro tra Ucraina e Russia non riguarda solo questi due paesi che sono “ufficialmente” sul campo ma anche dalle nazioni che hanno contribuito all’invio di armi.
Invio delle armi in Ucraina: la Svezia e la Germania
Una scelta storica e sofferta quella della Svezia che insieme alla Svizzera è stata una delle nazioni “neutre” per eccellenza. 5000 armi anticarro sono stati inviati in Ucraina dalla Svezia, un’azione che non si vedeva dal lontano 1939 quando vennero inviate armi per la Finlandia che in quel periodo stava subendo l’aggressione dell’Unione Sovietica.
Anche la Germania ha deciso di inviare armi, una decisione che non si vedeva dai tempi della seconda guerra mondiale. Il governo di Berlino ha autorizzato la consegna di 1.000 armi anticarro e 500 missili terra-aria Stinger.
Inoltre, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato lo stanziamento di 100 miliardi di euro per la Bundeswehr ovvero l’esercito federale, da usare “per investimenti necessari e nuovi sistemi d’arma”. Da ora in poi, ha spiegato Scholz, “la Germania investirà ogni anno più del 2% del prodotto interno lordo per la difesa”.
E l’Italia?
L’Italia anche ha deciso, come mai prima d’ora, di fornire non solo “armi non letali”, ma anche “armi letali” all’esercito ucraino. Si tratta di:
- missili Stinger antiaerei,
- missili Spike controcarro,
- mitragliatrici Browning,
- mitragliatrici Mg,
- munizioni
Il decreto del governo è stato approvato e la novità riguarda proprio il rapporto diretto con Kiev. Infatti, gli armamenti inviati saranno dati “alle autorità governative ucraine”, così come specificato nel provvedimento. La Nato, quindi, dovrà occuparsi soltanto della consegna logistica.
Militari italiani e Nato
Un segnale forte che arriva mentre i primi 1350 militari italiani sono pronti a partire per l’Ungheria e la Romania (entro il 30 settembre saliranno fino a 4 mila), nell’ambito del dispiegamento di forze Nato sul fronte dell’Est, così come il materiale bellico. Una scelta fatta con il via libera dell’Unione Europea e dopo i colloqui del premier Draghi con il presidente Zelensky, che ha visto l’Italia ad essere tra i primi Stati Ue a chiudere lo spazio aereo alla Russia.