Il concorso letterario #ioscrivoacasa
Stefania Salvi è la vincitrice del concorso #ioscrivoacasa con il racconto Chissà domani. #ioscrivoacasa è stato un momento dedicato agli scrittori emergenti che hanno avuto la possibilità di raccontare il difficile periodo della pandemia attraverso una storia.
La prova di scrittura è stata un momento di confronto, che ha dato agli aspiranti scrittori la possibilità di misurarsi con le proprie capacità e con un pubblico di lettori sempre più attento ed esigente. Il concorso letterario #ioscrivoacasa, lanciato dalla casa editrice Paesi Edizioni, ha premiato tra le centinaia di racconti pervenuti, quello di Stefania Salvi dal titolo Chissà domani. Il suo lavoro, insieme ad altre tredici storie, è stato pubblicato nella raccolta Storie di resistenza al virus. Brevi racconti di una lunga quarantena edito da Paesi Edizioni. La casa editrice, ha comunicato che una parte del ricavato dell’iniziativa, verrà messo a disposizione della ricerca per la lotta al Covid-19.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare alcune battute con Stefania Salvi a cui abbiamo chiesto qualcosa in più sul suo racconto e sull’importanza della scrittura nella sua vita
Stefania Salvi, vincitrice del concorso #ioscrivoacasa
Intervista all’autrice
Lei ha partecipato al concorso lanciato da Paese Edizioni. E’ la prima volta che partecipa ad un concorso letterario oppure ha già fatto qualche altra esperienza?
Quella di #ioscrivoacasa è stata la mia seconda esperienza con i concorsi letterari. Avevo partecipato all’edizione 2005 di “Parola in corsa”, un’iniziativa di ATAC e Trambus per racconti brevi che avevano per protagoniste storie sui mezzi pubblici. All’epoca per andare in ufficio facevo il triathlon, come chiamavo la combinazione macchina metro e autobus, e perciò l’argomento mi stuzzicava. Ci ho provato, ma quella volta non sono stata scelta.
Cosa pensa dei concorsi letterari? Sono un modo per farsi conoscere oppure secondo lei sono importanti anche per altri motivi?
Ho sempre seguito, da lettrice, i concorsi letterari e credo che, indubbiamente, possano rappresentare un primo contatto con il mondo dell’editoria. Penso che siano importanti soprattutto per capire se quella della scrittura è la strada giusta. Il concorso letterario, infatti, ti mette davanti a un doppio confronto: quello con altre persone che, come te, amano scrivere e quello con chi ogni giorno valuta se quel lavoro ha un valore e potrebbe piacere a potenziali lettori.
Di che cosa parla il suo racconto Chissà domani?
“Chissà. Domani” racconta la storia di una donna che ripercorre a ritroso i mesi del lockdown, dalla prima notizia del 21 febbraio. Osserva dal suo punto di vista i cambiamenti che, in pochissime settimane, le hanno stravolto la vita: la quarantena fatta di smartworking e ansia per la spesa al supermercato, di nostalgia struggente per le consuetudini familiari e, nonostante tutto, di benessere nella vita protetta di una casa che, da lavoratrice, non si è mai goduta così tanto. Dentro ci sono anche la riscoperta del piacere di essersi riappropriata del tempo, la fondamentale vicinanza del suo compagno ma, allo stesso tempo, l’incertezza di come sarebbe stato tornare alla normalità. Ho finito di scriverlo intorno al 20 aprile, dopo una Pasqua con gli auguri alla famiglia via Skype, e le domande che giravano in testa sul futuro erano ancora parecchie
Qual è stato il giudizio della giuria? Ci può dire perché secondo lei è piaciuto?
Ha presente quando c’è un evento epocale e tutti si ricordano dove erano e cosa stavano facendo il quel momento? Beh, a me è capitato per le due notizie delle prime selezioni! Ricordo perfettamente dov’ero, prima quando ho saputo di essere nei 50 e poi di essere stata selezionata per il libro. Credo che il mio racconto riassuma il clima di quei giorni, e mi ha fatto davvero piacere quando, durante la premiazione, sia Luciano Tirinnanzi che Rocco Bellantone hanno definito “Chissà. Domani” un po’ il manifesto del libro “Storie di resistenza al virus”. Il racconto si conclude con un emozionante flusso di coscienza della protagonista che però lascia una speranza per il domani. Quindi dentro ci sono le ansie e le preoccupazioni che ognuno di noi ha vissuto, ma l’attesa del futuro, nonostante tutto, è piena di fiducia. Quello che mi hanno detto le persone che hanno letto il racconto è che si sono ritrovate nei pensieri e nelle emozioni della mia protagonista, forse sono riuscita ad esprimere i sentimenti che molti, a cominciare da me, hanno provato durante quei mesi.
Parliamo di lei e del suo approccio alla scrittura. Quando ha capito che questa avrebbe fatto parte della sua vita?
La scrittura fa parte della mia vita da sempre, già dalle elementari, dove ho avuto la fortuna di incontrare una maestra che ha sempre incoraggiato la mia passione. Ricordo un tema che avevo scritto in quarta elementare e che finì sul Messaggero perché facevo parlare il Tevere in romanesco per lamentarsi dell’inquinamento. Avevo tanta fantasia e mi piaceva inventare le storie. Per questo, già alle medie avevo deciso che da grande avrei fatto la giornalista. Sono riuscita a realizzare questo sogno: per molto tempo, grazie al Corriere dello Sport e a un caporedattore visionario, ho scritto e raccontato iniziative, personaggi più o meno famosi e protagonisti del mondo dei giovani. Dopo la laurea, ho pubblicato alcuni studi sull’industria culturale, e in particolare sulla radio. Anche se il mio lavoro adesso è un altro, ogni scusa è buona per scrivere: il blog di un amico, il profilo social, anche il diario di carta.
Cos’è per lei la scrittura? Può essere un modo per avere successo nella vita?
Per me la scrittura è molte cose. È raccontare quello che vedo succedere intorno mettendoci un pezzetto del mio mondo interiore, un po’ come se parlassi di me attraverso le vite degli altri. È lasciarmi incuriosire dalle storie e provare, scrivendole, a incuriosire anche gli altri. In certi giorni poi, quando scrivo solo per me stessa, è una efficace valvola di sfogo.
Secondo me il successo, al di là dei numeri e della popolarità, arriva quando un autore riesce a solleticare qualcosa che hai dentro e che ti appartiene profondamente. E il bello è che, siccome siamo in tanti e tutti diversi, quello che solletica me può non solleticare un altro, e quindi il successo può essere alla portata di molti.
Progetti per il futuro?
Dopo questa vittoria, hanno cominciato ad affollarsi in testa molte idee. Finora ho sempre pensato che alla mia scrittura fosse più congeniale una “misura” limitata, forse perché mi sono sempre confrontata con le lunghezze obbligate dettate per esempio dai timoni del giornale.
Questa con #ioscrivoacasa è stata la prima esperienza con il racconto breve, quindi con una storia un po’ più strutturata. Sicuramente mi piacerebbe continuare a scrivere altri racconti, anche se in un angolino nascosto ci sono la voglia e la curiosità di provare a cimentarsi con un romanzo vero. Certo, credo siano necessari tempo e lavoro, per costruire vicende coinvolgenti e personaggi credibili. La verità è che non vedo l’ora di cominciare.