Quella che ci racconta Pier Paolo Giannubilo nel suo romanzo “il risolutore” è una storia straordinaria, fuori dal comune così come il suo protagonista, Gian Ruggiero Manzoni, classe 1957, pronipote del grande Alessandro Manzoni.La genesi del romanzo è stata lunga e sofferta, perché la storia che Giannubilo racconta è una storia avvincente, ma nello stesso tempo forte e carica di sofferenza che ha coinvolto emotivamente l’autore e ne ha condizionato la stesura in tempi brevi. Noi lo abbiamo intervistato e ci siamo fatti raccontare alcuni aspetti di questa storia straordinaria.
Cominciamo dall’inizio: perché ha scelto di raccontare proprio la vita di Gian Ruggiero Manzoni? Già lo conosceva oppure le è capitato di leggere qualche episodio che lo riguardava e che ha attirato la sua attenzione?
L’ho incontrato prima ad una serata nella mia città, poi tempo dopo ad una cena dalle mie parti (io sono molisano). In quell’occasione, ridendo e scherzando, mi aveva detto che era stato nei servizi segreti e mi aveva rivelato alcuni fatti relativi a delle operazioni in cui era stato coinvolto. La cosa mi avevano messo un po’ in allarme, ma mi aveva anche fortemente incuriosito. Mi sconcertava il fatto che le raccontasse proprio a me, appena conosciuto. Al momento infatti pensai che mi stesse dicendo delle cose non vere e lasciai correre, ma non ci misi una pietra su, cioè non dimenticai quell’incontro. Passarono diversi anni, e nel frattempo ci eravamo dati l’amicizia su facebook. Lì avevo cominciato a notare che aveva messo fotografie strane e ambientate in posti dove c’erano le forze armate, e allora capì che probabilmente non mi aveva mentito. Ne sono passati altri di anni e in un momento particolare della mia vita, anche per uscire un po’ dai miei problemi ho deciso di contattarlo e di saperne di più, anche perché, come dicevo, questo personaggio mi era rimasto dentro, non me ne ero dimenticato. Così gli ho proposto un incontro e gli ho chiesto se gli andava di raccontarmi la sua vita e che avevo intenzione di farne un libro. Lui ha accettato ma l’intervista siamo riusciti a concordarla un anno dopo.E’ stato un lento avvicinamento!. In due giorni e una notte mi ha raccontato tutta la sua vita e quando sono tornato a casa ero fermamente convinto di scrivere questa storia.
Lei si è trovato ad essere il confidente di una vita speciale, irriverente e a tratti buia, su cui certamente ha pesato un cognome molto importante. Questa persona le ha aperto il suo intimo, come ha vissuto questo privilegio?
L’aspetto più particolare di questa cosa è che ciò che lui mi aveva raccontato erano cose molto forti, dure e anche difficili da digerire. Se uno ti racconta di essere andato in giro ad ammazzare gente per conto dei servizi segreti, non è una storia di tutti i giorni. Quindi il primo approccio per me è stato un po’ paralizzante. Però ho colto subito, anche nel modo in cui mi ha raccontato le cose e per le lacrime che gli uscivano durante il racconto, che c’era un forte pentimento per quello che aveva fatto. All’inizio quindi è scattata una curiosità tutta letteraria, poi, strada facendo, mentre scrivevo il libro (ci ho messo 5 anni a scriverlo!), è scattata anche una sorta di empatia nei suoi confronti e questo mi ha permesso di mettermi in una posizione meno giudicante e di capire che ero di fronte ad un uomo che, per quanto avesse commesso degli sbagli molto grossi, era lui stesso a dire che cercava una via di redenzione, una seconda possibilità per una vita diversa. Cercava l’opportunità di liberarsi di questo peso che si era portato dentro per tutto questo tempo. E’ anche vero che lui è una persona molto eccentrica e molto narcisista e il fatto di stare al centro dell’attenzione effettivamente cozza un po’ con questo senso di redenzione. Dobbiamo tener conto che Gian Ruggiero è statochiamato contro la sua volontà a compire delle missioni. Lui è stato arrestato da giovane per banda armata. Era stato condannato a 3 anni di carcere e ha avuto la possibilità di commutare la pena, cioè gli dissero che poteva evitare il carcere ma avrebbe dovuto fare un servizio particolare nelle forze armate. Lui non aveva capito di cosa si trattava, aveva 19 anni… E’ come se l’avessero tenuto legato per 25 anni, perché il congedo definitivo è avvenuto solo dopo 25. Queste sono le motivazione alla base della sua scelta di raccontarsi; la mia all’inizio era una sola: ho trovato una storia straordinaria e secondo me merita di essere raccontata. Tuttavia, se non avessi avuto la percezione netta del suo pentimento, non mi sarei mai buttato in quest’avventura.
Come ha reagito quando ha saputo di essere tra i candidati al Premio Strega 2019?
Beh, per me è stata innanzitutto la prima volta con una casa editrice così importante come la Rizzoli e all’inizio non sapevo che ci sarebbe stata una candidatura al Premio Strega. Non soltanto c’è stata la candidatura della casa editrice, ma anche la scrematura dei candidati… Questa è una grande soddisfazione, ma come dico a tutti quelli che mi chiedono come sto vivendo questa cosa, dico che la sto vivendo con molta serenità e pace interiore. Per me era importante dare un riscontro a tutte le lacrime che mi era costato questo libro e avere la possibilità di essere portati all’attenzione del grande pubblico e uscire da quello di nicchia, ma tutto questo restando sempre con i piedi per terra.
Ringraziamo Pier Paolo per la bella chiacchierata e ricordiamo che a Roma, nell’ambito di “Letterature – Festival Internazionale di Roma edizione 2019”, la storica manifestazione della capitale a cura dell’Istituto Biblioteche di Roma, è previsto un incontro con Pier Paolo Giannubilo alla Biblioteca Casa delle Letterature. All’appuntamento per la presentazione del suo romanzo “il risolutore”, organizzato per giovedì 23 maggio, interverranno il protagonista della storia, Gian Ruggiero Manzoni e il giornalista Andrea Purgatori. Non mancate!
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