Interventisti, neutralisti, pacifisti dalla prima guerra mondiale ad oggi potrebbe essere il titolo di uno di quei saggi storici difficili da trovare. Ormai, sia per l’acume dell’approfondimento che per la tecnica di scrittura e capacità di trattare temi molto delicati è difficile trovare un autore adeguato.
Un déjà vu novecentesco, in realtà, ci assale nel vedere quanto sta accadendo da un mese a questa parte in Europa. Non solo per quanto sta accadendo in Ucraina, teatro dell’ennesima follia umana, ma anche per come stanno reagendo i vari Paesi.
La storia la conosciamo tutti e tutti ricordiamo le teorie interventiste e neutraliste proprie dello scoppio della prima guerra mondiale. Tutta la retorica della Patria, la comunicazione unidirezionale e le accuse di essere esterofili in chi propugnava il non ricorso alla guerra.
Comunicazione ed informazione volte ad attizzare il fuoco
La comunicazione, l’informazione dovrebbero avere oggi un carattere di terzietà che all’inizio del ‘900 nemmeno era in cantiere; dovrebbero esserlo alla luce di tutti i fatti storici accaduti ma pare che tutto quanto sia successo nei decenni sia assolutamente dimenticato.
Il racconto fatto solo attraverso la duplice lente che individua buoni e cattivi in maniera assolutamente irreale è ormai l’unica accettata e se si cerca d’imbastire un discorso, anche ragionato minimante, che contraddica questo racconto o inviti all’approfondimento il marchio di pro uni o pro altri arriva immediato.
L’Italia, Orsini e gli altri
In Italia non si respira più inondati da news h.24 dagli scenari di guerra. E’ tutto un’ affannosa (non si sa perché) nenia strappalacrime fra palazzi sventrati dalle bombe, povera gente che scappa ed eroi in mimetica che alzano barricate per le strade e combattono i carri armati con le molotov o a mani nude.
La retorica della guerra è sempre stata stucchevole ma oggi raggiunge apici fenomenali e casse di risonanza davvero impensabili. La guerra fa schifo senza se e senza ma; non importa chi la faccia e perché la faccia è uno schifo senza fine. Quindi, mostrare l’orrore della guerra è addirittura pleonastico se poi si loda chi arma le parti in guerra o si giustifica chi invade.
Eppure, qualcuno che cerca di dare una lettura diversa ed altra di quanto accade; magari mettendo a disposizione le proprie conoscenze storiche è messo a tacere. A prescindere dal fatto che si può essere più o meno d’accordo con un analisi storica e geo politica non è che se una tesi non mi piace quella non debba avere diritto ad essere espressa.
Il manicheismo della dicotomia buoni-cattivi però si è deciso che debba essere il discrimine rispetto al quale si decide cosa si può sentire e cosa no. Sia chiaro non si vuole in nessun modo dare credito ai terrapiattisti del caso ma se un docente universitario come Orsini svolge le sue tesi non si può cacciarlo dalla Rai perché presuntivamente pro-Putin. Detto per inciso, poi, sappiamo molto bene gli esponenti politici pro Putin chi sono, anche se oggi battono in ritirata.
Neanche il Papa è risparmiato
Oggi, solo a pronunciare la parola ‘russo’ si rischia di essere linciati in pubblica piazza nonostante si sottolinei con matita rosso, blu e arcobaleno che l’invasione russa dell’Ucraina è inaccettabile.
Finanche il Papa quando ha fatto levare la sua voce autorevole contro il conflitto e quando ha attaccato l’Europa per l’insulsa decisione di aumentare gli armamenti è stato messo al bando dalla stampa “che conta”. La consacrazione a Maria della Russia e dell’Ucraina fatta dal Papa ha avuto una risonanza mondiale per la portata storica che essa ha. Eppure è stata trattata da eminenti vaticanisti quasi come un atto di folclore.
Francesco come Benedetto XV che si scagliò contro la prima guerra mondiale: emarginato e messo al bando. Non certo come Giovanni Paolo II che si espresse sulla guerra nei Balcani con tanti Stati che intervennero nella ex Yugoslavia, anche troppo.
Quindi o racconti le cose con il mood deciso, sempre uguale, monocorde e unidirezionale oppure sei fuori. Non stiamo parlando di pensiero unico che è una locuzione odiosa e vacua ma di scelta cosciente da parte di chi fa informazione di non approfondire nulla ma solo rifare ogni giorni perpetuamente lo stesso teatrino mediatico.