Prodotto anche grazie al sostegno del TorinoFilmLab e presentato in concorso nella sezione “Orizzonti” alla 72° Mostra del Cinema di Venezia, il film “Interruption” ha girato i festival di tutto il mondo, vincendo in patria il premio per il miglior esordio dell’anno.
Ambientato ai giorni nostri in un teatro di Atene, dove si sta rappresentando un adattamento postmoderno dell’Orestea di Eschilo, “Interruption” prende spunto da una strage tristemente nota, quella avvenuta nel teatro Dubrovka a Mosca (i cui esiti tragici sono ancora oggi avvolti nel mistero), per inaugurare una profonda riflessione sul ruolo dell’arte nella contemporaneità, sulle potenzialità del cinema e sulla sua capacità di fondersi con la vita dello spettatore. Oscuro e misterioso come un noir, è un film che sa avvolgere e scuotere, anche per il modo in cui rielabora la cronaca e la storia greca recente.
A proposito del rapporto fra finzione e realtà in “Interruption”, il regista Yorgos Zois ha dichiarato: «La parola “teatro” deriva da “Theatron”, che sta a significare il luogo in cui vediamo. Interruption è un film sull’Atto del Vedere. Il 23 ottobre 2002, cinquanta ceceni armati presero in ostaggio 850 spettatori nel Teatro Dubrovka di Mosca. Durante i primi minuti di questa occupazione, il pubblico, affascinato dall’ambivalenza del momento, pensò di avere davanti degli attori e che tutto facesse parte della rappresentazione a cui stavano assistendo. In momenti così cruciali, finzione e realtà, verità e bugie, logica e assurdo si fondono. Il film nasce dalla suggestione di questi primi minuti di ambiguità.»
Sinossi
Un adattamento teatrale postmoderno di una tragedia greca classica si sta svolgendo in un prestigioso teatro di Atene. Come ogni sera, il pubblico prende posto e la rappresentazione può cominciare. All’improvviso, le luci si accendono. Un gruppo di giovani vestiti di nero sale sul palco. Si intravede, tra loro, una pistola. “Ci scusiamo per l’interruzione”, dice uno di loro, esortando il pubblico dalla platea a raggiungerli sul palco, invitandoli quindi a partecipare. La rappresentazione riprende, eppure qualcosa è cambiato: vanno in scena gli stessi personaggi, ma è il pubblico che comincia a sentirsi diverso…