L’intelligenza artificiale torna in Italia, o meglio ChatGPT torna in Italia. Il chatbot ideato da Openai torna a essere disponibile per gli utenti italiani dopo un mese di blackout. A richiedere la chiusura delle connessioni nel nostro Paese era stata l’Autorità Garante della privacy sulla base di violazioni del software del regolamento GDPR. In queste settimane Openai ha messo a punto dei sistemi per iniziare a garantire la privacy dei nostri utenti ma di strada da fare ce n’è ancora.
Cos’è ChatGPT
ChatGPT è il chatbot ideato dalla organizzazione americana senza scopi di lucro OpenAI di San Francisco (tra i fondatori c’è anche Elon Musk). Un chatbot, lo sappiamo, è un software che simula conversazioni scritte e parlate e consente agli utenti di interagire con un dispositivo digitale come se fosse una persona fisica. La tecnologia si basa su tecniche di apprendimento automatico supportate da tecniche di apprendimento supervisionato e per rinforzo. Opportunamente interrogato ChatGPT è in grado di elaborare testi di vario genere: dai più semplici come annunci e presentazioni ai più elaborati come articoli giornalistici e tesi di laurea. Dal lancio, avvenuto lo scorso novembre, ha contato milioni di accessi al giorno in tutto il mondo.
Perché è stato interdetto l’accesso di ChatGPT in Italia
Rivelatosi subito uno strumento utilissimo per la realizzazione di testi scritti, gli utenti hanno dovuto però scontrarsi con le lacune di una tecnologia evidentemente da migliorare. L’apprendimento supervisionato e di rinforzo non efficientissime ne sono un esempio per cui più volte alcune delle informazioni fornite dal ChatGPT si sono rivelate false. In un secondo momento sono state evidenziate carenze anche dal punto di vista della privacy.
Nutrendosi ChatGPT dei dati immessi, che utilizza per migliorare le proprie prestazioni, l’Autorità Garante per il Trattamento dei dati personali italiana ha riscontrato la mancanza di garanzie necessarie a tutelare la privacy degli utenti. Ha rilevato, cioè, la mancanza di un’adeguata informativa indirizzata agli utenti, e di una procedura che verifichi l’età dell’utente e che eventualmente blocchi l’accesso al servizio ai minori. L’Autorità Garante della privacy ha dunque chiesto l’interruzione del servizio sul territorio italiano e dato 20 giorni di tempo all’azienda per attuare le modifiche richieste.
Intelligenza artificiale in Italia: il ritorno di ChatGPT
Alla fine del mese di aprile, pochi giorni prima della scadenza dettata dal Garante della privacy, ChatGPT è tornato a essere disponibile anche per gli utenti italiani. Uno degli aggiornamenti apportati dal software prevede la possibilità di cancellare la cronologia delle conversazioni che in questo modo non andranno a contribuire al perfezionamento del software. In home è presente una mascherina che rimanda a una Privacy policy e avvisa che entrando nel sito si dichiara automaticamente di avere più di 13 anni e il consenso dei genitori.
Cosa resta ancora da fare
E’ chiaro che quest’ultima disposizione non può bastare per tutelare i minori. La Fondazione di San Francisco ha ancora tempo fino a fine maggio per elaborare un filtro valido per tenere lontani dal servizio i minori di 13 anni che non hanno il consenso dei genitori. Questo tempo dovrà essere utilizzato per definire anche altri punti nevralgici della privacy, superando il legittimo interesse utilizzato ora, come la possibilità da parte dell’utente di:
- autorizzare l’uso dei dati personali,
- accedere ai propri dati per rettificarli o cancellarli (richiesta esplicita del Garante).
Altra materia spinosa sarà quella di tutelare il diritto d’autore ma questo prevederà una normativa più ampia sull’impiego dell’intelligenza artificiale.