L’immigrazione del terzo millennio
“Ogni migrazione – ammoniva Hans Magnus Enzensberger nelle prime, memorabili pagine de «La grande migrazione» – provoca conflitti, indipendentemente dalle cause che l’hanno determinata, dagli scopi che si prefigge, dal fatto che sia spontanea o coatta, dalle dimensioni che assume”. È difficile da trattare perché influenza l’insieme delle relazioni culturali, istituzionali ed economiche della società . Non interessa solo una parte ma l’insieme dei rapporti collettivi.
Di qui l’idea di un’inchiesta che si propone di fare chiarezza su come stanno le cose.
L’immigrazione del XXI secolo non è più fatta, come vuole un vecchio, tradizionale stereotipo solo di: maschi, adulti, manovali di bassa forza poco o per nulla alfabetizzati, senza chances di mobilità sociale e, negli ultimi decenni, fanatici seguaci di un’unica religione: l’Islam. L’analisi dei dati indica, invece, che essa è composta di:
– Donne in maggioranza. Nei paesi avanzati dal 1990 le immigrate sono più numerose degli immigrati e se a livello mondiale sono ferme al 49,6% è solo perché in quelli in via di sviluppo il loro peso percentuale non supera il 45,5% .
– Giovani. Mediamente scolarizzati, con elevata professionalità : sono immigrati indiani il 36% degli scienziati della Nasa, il 38% dei medici del servizio sanitario Usa e, rispettivamente, il 34%, il 28%, il 17% e il 13% degli addetti Microsoft, IBM, Intel e Xerox. Con un tasso di occupazione non di molto inferiore a quello dei nazionali. Nei paesi OCSE la percentuale media dell’occupazione degli immigrati di età compresa tra i 15 e i 64 anni è del 62,3% contro il 66% dei nazionali.
– Cristiani più che musulmani. Mentre venivamo informati che a livello mondiale l’Islam ha superato il Cattolicesimo come religione con il più alto numero di fedeli, scopriamo che gli immigrati sono in maggioranza cristiani in Italia, nell’UE e, in misura ancor più rilevante negli USA.
– Nuovi imprenditori. Città e vecchi mestieri tornano a vivere grazie alle aziende guidate da immigrati: negli ultimi cinque anni in Italia le imprese straniere hanno fatto registrare una forte accelerazione, crescendo dell’84,3% rispetto al giugno 2003. Oltreoceano gli imprenditori immigrati rappresentano addirittura l’avanguardia dell’innovazione: nella Silicon Valley californiana il 30 per cento delle imprese innovative è stato creato da cinesi e indiani e se a queste si sommano quelle degli imprenditori italiani, inglesi, francesi, russi, israeliani e messicani presenti sul territorio, si può dire che la maggioranza delle imprese innovative è gestita da immigrati.
– Famiglie che aumentano. I ricongiungimenti familiari costituiscono ormai la parte più rilevante dei flussi migratori a livello internazionali. In tutti i paesi, eccezion fatta per il Giappone, gli ingressi per ricongiungimento familiare sono di gran lunga quelli più numerosi. Negli USA ad es., dove l’immigrazione è in grande parte quella familiare, arrivano al 70% . In Francia al 60%.
– Return migrants. In base alle più aggiornate analisi è stato calcolato che tra il 20% ed il 50% degli immigrati dopo 5 anni si “accasa” in un paese diverso da quello che per primo l’ha accolto. Può ritornare in Patria oppure decidere di intraprendere una secondary emigration. Alla base del fenomeno dell’immigrazione di ritorno c’è sempre e soltanto un’unica ragione: il calcolo di convenienza del singolo (con la famiglia).
– Il Sud che emigra a Sud. Il volume dei flussi migratori Sud-Sud è ormai pressoché equivalente a quello Sud-Nord. Gli spostamenti da Sud a Sud sono invece superiori a quelli che si dirigono verso Nord nell’Africa Sub-Sahariana (72%), nell’Asia centrale (64%) e meridionale (54%).
– Immigrati per forza. Alla fine del 2007 il numero dei rifugiati è salito da 9,9 a 11,4 milioni. Mentre il numero di coloro che i conflitti obbligano a vivere nella condizione di “profughi in patria” è passato da 24,4 a 26 milioni.