“E quindi uscimmo a riveder le stelle“: quante volte abbiamo sentito questa frase. La prima forse a scuola, tutte le altre negli ultimi mesi. Un po’ perché quest’anno i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri si sono largamente celebrati, un po’ perché la frase, pur se scritta secoli fa, è particolarmente evocativa dei tempi che stiamo vivendo. Fatto sta che, secondo alcuni studiosi, le stelle rischiamo di non rivederle più. A lanciare l’allarme sono gli astronomi che con il loro appello stanno sensibilizzando su un tema molto delicato come quello dell’inquinamento luminoso. Cos’è l’inquinamento luminoso e quali sono cause e conseguenze?
Le cause e le conseguenze dell’inquinamento luminoso
Possiamo definire inquinamento luminoso come l’eccessiva esposizione del pianeta alla luce artificiale nelle ore notturne. Esposizione che porta a una dispersione nel cielo notturno di luce artificiale. E’ chiaro che l’illuminazione notturna ha una sua utilità pubblica, la soglia di sicurezza ambientale si supera quando si illuminano aree non necessarie come quelle disabitate e quando gli impianti di illuminazione sono mal progettati o mal posizionati. Sono particolarmente dannosi, per esempio, quei sistemi di illuminazione che prevedono fasci luminosi verticali, diretti, quindi verso il cielo. Talvolta a questo tipo di inquinamento contribuiscono anche le vetrine dei negozi e le luci dei grattacieli.
Quali danni provoca l’inquinamento luminoso
Perché parliamo di inquinamento se l’illuminazione notturna è innegabilmente utile? Prima di tutto perché livelli più alti di luce, anche se artificiale, influenzano i ritmi vitali di molte specie animali (tra cui l’uomo) e vegetali. Tartarughe marine e uccelli migratori, per esempio, possono avere da una luce prolungata oltre le ore naturali una difficoltà di orientamento. Altrettanto dicasi per animali notoriamente notturni, come le falene e i pipistrelli. Anche minimi livelli di luce inviano ai radar di cui sono provvisti segnali errati. La luce per le piante è vitale perché strettamente legata alla fotosintesi. Quali conseguenze ci sono per l’uomo? Come per tutti gli esseri viventi, anche per l’uomo il ciclo vitale è regolato dai ritmi circadiani che prevedono, tra l’altro, l’alternanza tra luce e buio. La melatonina, l’ormone che regola appunto il ritmo circadiano nel corpo umano e di conseguenza l’alternanza tra veglia e sonno, è rilasciata con il buio e inibita con la luce attraverso un input ricevuto dalla retina. In sintesi un’intensa luce notturna altera il sonno.
Rivedere le stelle
L’inquinamento luminoso ha anche una conseguenza di carattere più scientifico e culturale. Impedisce l’esplorazione del cielo stellato. Interferisce, cioè, con l’attività di studio degli astronomi nonché con quella più amatoriale che può fare ognuno di noi. Per questo motivo la Società Astronomica Italiana (Sait) ha lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org per sensibilizzare su questo argomento. La Sait ha chiesto, inoltre, “che la Consip, la centrale di acquisto dei beni pubblici, stipuli convenzioni per illuminazione pubblica che mettano in primo piano una forte riduzione della luce artificiale notturna e il rispetto delle migliori leggi contro l’inquinamento luminoso“. “La stessa diffusione di internet, oramai irrinunciabile nella nostra vita civile, sta portando – ha aggiunto la Sait- alla proliferazione di costellazioni di satelliti che rischiano di interferire distruttivamente sulla possibilità di osservare il cielo“. Insomma non è solo la pandemia a impedirci di rivedere le stelle.