‘Il diritto alla salute viene prima di ogni altro interesse economico e garantirlo è un dovere del mondo politico e istituzionale. Per combattere l’inquinamento atmosferico, come è avvenuto per i cambiamenti climatici, servono decisioni drastiche e strategie mirate basate su criteri scientifici e nuovi modelli di mobilità e di organizzazione urbana‘.
E’ il commento della Presidente del WWF Italia, Donatella Bianchi in vista dell’incontro di mercoledì prossimo convocato dal Ministro Galletti con i rappresentanti di Regioni e Comuni per affrontare l’emergenza inquinamento delle grandi città.
‘Oggi si parla di emergenza poiché i limiti di inquinanti sono stati da tempo superati anche per colpa di condizioni climatiche peculiari. Ma gli standard dell’Unione Europea (e quindi anche dell’Italia) per il PM 10 e per il PM 2.5 sono ancora distanti dalle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.* Ad es, l’U.E. indica per il P.M. 2.5 come media annua il limite di 25 microgrammi per metro cubo, contro i 10 microgrammi per metro cubo raccomandati dall’O.M.S. Vuol dire che applicando i limiti indicati dall’O.M.S. la situazione appare più drammatica di quanto non si percepisca.Sempre l’O.M.S. stima in 3,7 milioni i morti l’anno dovuti a cause dirette prodotte dall’inquinamento atmosferico. La ragione è dovuta alla capacità di penetrazione nel nostro organismo soprattutto del PM 2,5 costituito da polveri che sono quattro volte più piccole di un globulo rosso.
Ecco perché gli interventi di urgenza decisi dalle amministrazioni comunali hanno lo stesso valore di un ‘codice rosso’ da pronto soccorso dove l’inquinamento va ridotto drasticamente e in poco tempo. Gli interventi di questi giorni dunque sono necessari ma non risolvono certo la cronicità della malattia/inquinamento: per questa occorrono misure strutturali ben più complesse’.
Secondo il WWF con le scelte dei vari governi che si sono succeduti l’Italia ha perso almeno 10 anni, durante i quali si sarebbero dovuti investire fondi per sbloccare l’immobilismo e l’arretratezza del trasporto pubblico con scelte coraggiose sulla mobilità per rendere vivibili le grandi città oggi soffocate. L’aria irrespirabile di questi giorni è il frutto di questo ritardo che provoca ripercussioni economiche e sociali oltre che ambientali. Ancora oggi non vediamo piani di investimento a lungo termine per il potenziamento dei trasporti pubblici nelle grandi aree metropolitane.
L’imputato di questi giorni è il parco auto nazionale: 49.150.466 i veicoli circolanti (dati ACI 2014), di cui più di 11 milioni tra classe zero, 1 e 2 (le più inquinanti) e almeno 15 milioni tra classe 3 e 4 oltre a 6,5 milioni di motocicli. Per dei malati cronici come le grandi metropoli soffocate dall’inquinamento la percentuale di veicoli con standard meno inquinanti è ancora bassa. Resta poi sempre il problema dello ‘spazio’ disponibile nelle città per i veicoli privati: l’impatto numerico, anche se di veicoli meno inquinanti, va gestito secondo criteri di sostenibilità.
‘Dobbiamo domandarci se gli italiani credono o meno alla mobilità sostenibile in città e soprattutto quanto vengono incentivati a seguirne i principi – prosegue la Bianchi – Sicuramente la ‘strada’ percorsa fino ad oggi dai vari governi è quella di piani strategici e investimenti più consistenti sulle lunghe tratte, sia stradali che ferroviarie. Peccato che la gran parte della mobilità che quotidianamente coinvolge i cittadini si basa su distanze nell’ordine di qualche decina di chilometri e le disavventure dei fruitori del trasporto pubblico e dei pendolari riempiono le cronache dei giornali‘.
Anche in previsione dell’incontro di mercoledì prossimo del Ministro Galletti, il WWF chiede al Governo di non pensare solo alla gestione dell’emergenza , ma di concentrarsi su un vero e proprio piano strutturale per la mobilità locale, pianificando stanziamenti pluriennali su precise priorità d’intervento come un fondo per il rinnovo del parco mezzi delle aziende di trasporto pubblico, l’adeguamento del green public procurement che imponga alle pubbliche amministrazioni di dotarsi di veicoli ibridi e/o elettrici almeno per una quota importante del loro parco auto.
Interventi ancora più semplici e immediati potrebbero anche essere la revisione dei limiti di velocità su tangenziali, raccordi e tratti autostradali che interessano le metropoli al fine di diminuire le emissioni, insieme a strumenti che impongano ai Comuni di procedere in modo sistematico al controllo delle caldaie anche stabilendo azioni di responsabilità nei confronti di quanti non fanno le manutenzioni che garantiscano i limiti consentiti.