Con l’inizio della stagione estiva che quest’anno non ha deciso ancora di mostrarsi del tutto, inizia anche la stagione del beach soccer, il gioco del calcio sulla sabbia, disciplina sportiva riconosciuta dalla FIFA. In Italia è stata riconosciuta dalla FIGC-Lega Nazionale Dilettanti nel 2003. Quindi si è dato vita anche ad una Nazionale nelle cui fila hanno militato campioni quali F. Baresi, Di Biagio, Di Canio, Nela, Bergomi, Tacconi e altri calciatori di Serie A.
In realtà la stagione sportiva è praticamente già iniziata. Infatti, si è disputato, a Catania, il primo incontro ufficiale della stagione 2016, valevole per la conquista della Coppa Italia di categoria tra il Viareggio e la Sambenedettese (squadra detentrice), vinto dai viareggini col risultato di 7-6 (d.t.s.). La rete del successo dei toscani è stata segnata da Gabriele Gori (100 presenze con la maglia della Nazionale), goleador in questa competizione con 10 reti. L’incontro è stato trasmesso da RAI Sport con un buono share, certificando l’importanza e la crescita di questo sport verso i media e gli appassionati.
Nelle fila della Sambenedettese (o per meglio dire della Happy Car Samb Beach Soccer, questa è la denominazione ufficiale), milita un napoletano di Quarto, il laterale Franco Palma, che quando non gioca a beach soccer, partecipa a campionati dilettantistiche campani di calcio, tutta un’altra storia, come sappiamo. Ed è proprio a Palma, il più titolato con squadre diverse, che rivolgiamo alcune domande, nel tentativo di comprendere meglio questo “calcio in spiaggia”, cui il Nostro si è avvicinato all’età di 28 anni, conquistando anche la maglia azzurra con cui ha disputato un Mondiale ed un Europeo.
Quanto conta per lei il beach soccer?
Il beach soccer è diventato quasi uno stile di vita, mi ha aiutato a crescere sotto tanti punti di vista, e farlo a livello internazionale facilita la crescita, confrontarsi con giocatori di tutto il mondo ti aiuta sia a livello fisico che mentale. E ora per me il beach è un essenza.
Qual è la differenza sostanziale tra il beach soccer e il calcio “normale”?
C’è un abisso tra le 2 discipline. La cosa che li accomuna è solo l’attrezzo, tutto il restante è completamente diverso. Ad esempio, nel modo di calciare la palla: se nel calcio cerchi di tirare in modo secco e preciso, nel beach devi cercare di far rimbalzare la palla davanti al portiere per trovare una cunetta di sabbia. Oppure, nel calcio ci sono sovrapposizioni e devi scalare le marcature, nel beach si gioca uomo contro uomo, cioè se un difensore si reca all’attacco, di contro l’attaccante avversario lo va prende in tutte le zone del campo. Se passiamo allo sforzo fisico, qui ci sono tanti strappi che hanno uno sforzo massimale in brevissimo tempo, quindi un giocatore viene sostituito di solito dopo 6-7 minuti.
Ci può istruire su qualche regola?
Si gioca in 5 e i cambi sono illimitati, il minutaggio è effettivo, cioè ad esempio quando c’è un fallo il tempo viene fermato, la punizione avviene senza barriera e i restanti giocatori formano un cono tra la palla e le bandierine ai lati della porta. Questa è una delle tante.
Oltre alla Sambenedettese Beach Soccer, in quali formazioni ha militato?
Ho avuto la fortuna di girare tanto, iniziando con la mia Napoli Beach Soccer, tra l’altro vincendo anche il tricolore, passando per la Roma Beach Soccer; poi il Terracina, dove ho vinto uno scudetto e una supercoppa, e infine la Sambenedettese, dove ho vinto uno scudetto, 2 supercoppe e 1 coppa Italia.
Ora inizia il campionato: chi è, secondo lei, la squadra più attrezzata per vincere il titolo?
Di favorite ce ne sono forse su tutte Catania e Viareggio, che hanno tanti campioni in squadra, ma in questo sport una cunetta può fare la differenza, quindi una squadra ben organizzata può dire la sua in modo concreto.