Gli ultimi terremoti in Italia registrati dall’INGV si sono verificati nel Lazio e in Calabria. Per fortuna nessun danno a cose e nessun ferito. Anche in tempi di Coronavirus, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) assicura il suo servizio di monitoraggio pur nella tutela della salute dei suoi dipendenti.
I terremoti del 3 aprile
Trema la terra in Italia: nella notte del 3 aprile due scosse di terremoto si sono verificate nel Lazio e in Calabria. Alle 2.12 un movimento tellurico è stato registrato dall’INGV a est di Roma. L’epicentro individuato nella zona tra Marcellina e San Polo dei Cavalieri, comuni a est della capitale. Il sisma ha avuto magnitudo 3 e si è generato a una profondità di 16 chilometri. Gli abitanti della zona hanno avvertito la scossa ma per fortuna non si sono verificati danni alle cose. Poche ore dopo, alle 5.52, nei pressi di Crotone, in Calabria, si è verificata una scossa di magnitudo 3.8, che ha avuto origine a largo a una profondità di 23 chilometri. Nella stessa zona, altre due scosse sono state registrate, alle 5.13 e alle 6.32.
INGV e gli ultimi terremoti in Italia
Anche se l’attenzione del Paese è tutta concentrata sull’emergenza Coronavirus, come è giusto che sia, è altrettanto vero che la natura continua a fare il suo corso, come dimostrano appunto questi, per fortuna lievi, eventi sismici. Come si è organizzata, allora, l’INGV per conciliare le nuove modalità lavorative con la necessità di monitorare la situazione tellurica del territorio? La maggior parte dei dipendenti stanno continuando la loro attività in modalità smart working. L’Istituto ha, infatti, risposto subito al Dpmc del 9 marzo mettendo in atto tutte le soluzioni necessarie per consentire loro di stare a casa.
Situazione diversa per le Sale Operative. L’INGV è parte del Sistema Nazionale di Protezione Civile e ha il dovere di assicurare i servizi di sorveglianza sismica, vulcanica e allerta tsunami. Nella sala operativa di Roma che fa sorveglianza sismica e allerta tsunami sono presenti quattro operatori specializzati, due sismologi, un tecnico per l’acquisizione dati e un esperto di maremoti per dare l’eventuale allerta che si alternano senza mai incrociarsi. I tecnici sono coadiuvati dal sistema di ricezione dati dalle 400 stazioni sismiche sparse sul territorio appositamente approntato per l’emergenza. La strumentazione è completata da postazioni con computer multi-schermo, linee telefoniche e un imponente apparato radio.
Cos’è l’INGV
L’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) nasce nel 1999 dall’unione di Istituto Nazionale di Geofisica, Osservatorio Vesuviano, Istituto Internazionale di Vulcanologia di Catania, Istituto di Geochimica dei Fluidi di Palermo, Istituto di Ricerca sul Rischio Sismico di Milano. Come parte integrante del Servizio Nazionale di Protezione Civile è responsabile della sorveglianza della sismicità e dell’attività dei vulcani attivi nel territorio italiano e dei maremoti nell’area del Mediterraneo. L’INGV, dunque, è uno di quei “pezzi d’Italia” che non può fermarsi per garantire la sicurezza di tutti.