Pediatri di famiglia sotto assedio a causa dell’influenza di stagione, pronti come sempre ad un super lavoro pur di supportare i colleghi ospedalieri ed evitare che la situazione da molto complessa diventi insostenibile. A lanciare l’allarme è Antonio D’Avino, segretario provinciale della Fimp Napoli. «Per quanto fisiologico di questi tempi – dice – l’aumento delle virosi respiratorie e di tutte le complicanze dell’influenza non può essere sottovalutato. I pediatri di famiglia sono ancora una volta il perno sul quale si regge l’assistenza e la sicurezza dei piccoli pazienti». Incredibili i numeri di questa nuova emergenza annunciata, con una media di più di 50 visite ambulatoriali al giorno per ciascun pediatra di famiglia e circa 80 – 100 telefonate ricevute da parte di genitori preoccupati per la salute dei propri figli.
«Un lavoro enorme – sottolinea D’Avino – che tutti noi della Fimp sosteniamo volentieri ma, certo, anche con grande sacrificio. Cambiare questo sistema è possibile e consentirebbe di offrire alle famiglie un supporto in più, con maggiori certezze per la salute dei piccoli pazienti». Più volte Antonio D’Avino ha chiesto che il dibattito su questo tema portasse a delle modifiche sostanziali nell’organizzazione del sistema delle cure primarie pediatriche. «La risposta – aggiunge – è il potenziamento del territorio, di cui si parla da tanti anni, attraverso interventi volti a rendere ancora più efficiente l’organizzazione dei pediatri di famiglia; due possibili azioni, che certamente migliorerebbero la risposta ai bisogni di salute dei cittadini, sono il riconoscimento del collaboratore di studio e dell’infermiere a tutti i pediatri territoriali della regione Campania».
“Guardiamo anche ad altre regioni per comprendere come fronteggiano annualmente le epidemie che colpiscono l’apparato respiratorio, nei mesi invernali, e quello digerente, nei mesi estivi. Si tratta di considerevoli aumenti del carico di lavoro dei sanitari che operano sul territorio, prevedibili e che si presentano in modo ciclico, tali da poter essere facilmente gestiti con una corretta programmazione sanitaria. Una ulteriore proposta – conclude D’Avino– è quella di attivare, anche in fase sperimentale, dei presidi territoriali di continuità dell’assistenza dei bambini, nelle giornate festive e prefestive, nei quali inserire giovani pediatri in attesa di impiego o pediatri territoriali su base volontaria. Ciò consentirebbe di evitare il sovraffollamento dei pronto soccorso ospedalieri attraverso il sistema di filtro che verrebbe garantito dai pediatri di famiglia, aumentando il livello di soddisfazione degli utenti. Troppo spesso, in tanti nosocomi cittadini, i nostri piccoli pazienti sono costretti a subire enormi disagi, dovuti a tempi di attesa interminabili. Per la tipologia del lavoro svolto, i pediatri di famiglia e i medici di medicina generale sono le uniche figure professionali del Servizio Sanitario Nazionale che possono abbattere, con una adeguata pianificazione, liste e tempi di attesa».