(Adnkronos) – Caso umano di influenza aviaria in Texas, dove il virus è stato confermato in un lavoratore del settore lattiero-caseario che ha avuto contatti con bovini infetti. Il paziente, che presentava un’infiammazione agli occhi come unico sintomo, è in isolamento e sotto trattamento antivirale. A contagiarlo è stato un ceppo di H5N1 altamente virulento che di recente ha imperversato fra le mucche da latte in 5 stati Usa.
“Al momento non siamo a conoscenza di contatti stretti” del nuovo caso “che abbiano manifestato sintomi”, ha precisato Kevin Griffis, portavoce dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc). Per gli Stati Uniti si tratta del secondo caso di influenza aviaria nell’uomo, dopo il contagio segnalato nel 2022 in Colorado, in una addetto all’abbattimento di pollame. Il nuovo caso – hanno assicurato le autorità sanitarie – non cambia il livello di rischio per la popolazione generale, che resta basso. E’ invece maggiore nelle persone esposte per ragioni professionali a uccelli o altri animali potenzialmente infetti.
E’ la prima volta che un’influenza aviaria altamente patogena viene identificata nei bovini da latte negli Usa, ha spiegato l’American Veterinary Medical Association. Un elemento che, insieme alla trasmissione che corre da vacca a vacca, rappresenta per gli esperti un cambiamento preoccupante.
“Negli Usa una persona è risultata positiva al ceppo H5N1 dell’influenza aviaria ad alta patogenicità. Si è contagiato attraverso bovini da latte. Ormai il virus dell’aviaria si è riassortito con una pressione virale elevatissima. Infatti sta provocando infezioni non solo nei volatili, ma in molti mammiferi, compresa la mucca texana”, sottolinea su X l’infettivologo Matteo Bassetti, primario del Policlinico San Martino di Genova, commentando il secondo caso umano di aviaria negli Stati Uniti, in Texas, in un lavoratore del settore lattiero-caseario che era entrato in contatto con bovini infetti. Il virus H5N1 “ad oggi non si è trasmesso da uomo ad uomo – precisa Bassetti – ma chi può sapere cosa succederà in futuro. Una ragione in più per tenere sempre aggiornati i piani pandemici”, raccomanda l’esperto.
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