Inflazione di ottobre 2023 all’1,8%. I dati (provvisori) Istat diffusi con l’ultimo comunicato registrano una brusca frenata di tutti gli indici sia su base annuale che mensile. Una buona notizia che, però, non si trasferirà al carrello della spesa. Vediamo perché.
Inflazione: i dati di ottobre 2023
Le stime preliminari dell’Istat nel mese di ottobre 2023 dicono che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato una diminuzione dello 0,1% su base mensile e un aumento di 1,8% su base annua. Il mese precedente aveva registrato un +5,3% .
Rallenta anche l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi (da +4,6% a +4,2%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +4,8%, registrato a settembre, a +4,2%).
Brusca frenata anche per la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +6,0% a +0,1%), quella dei servizi resta stabile (a +4,1%). Rallenta ulteriormente in termini tendenziali anche la corsa al rialzo dei prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +8,1% a +6,3%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +6,6% a +5,6%).
L’inflazione acquisita per il 2023, rende noto sempre l’Istat, è pari a +5,7% per l’indice generale e a +5,1% per la componente di fondo.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), in base sempre alle stime preliminari, è aumentato dello 0,2% su base mensile e dell’1,9% su base annua (in netta decelerazione da +5,6% di settembre).
A cosa dobbiamo il calo dell’inflazione
Le cause della consistente decelerazione del tasso di inflazione, spiega il report dell’Istat, sono da ricercare prevalentemente nel forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi degli energetici, sia non regolamentati (da +7,6% a -17,7%) sia regolamentati (da -27,9% a -32,7%), e nel calo degli alimentari non lavorati (da +7,7% a +5,0%) e lavorati (da +8,9% a +7,4%), anche se in misura minore. Gli effetti di questo calo sono solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi dei servizi relativi all’abitazione (da +3,7% a +4,0%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +3,8% a +4,0%).
Il motivo di una così evidente frenata dell’inflazione è anche dovuta a una questione tecnica. I risultati statistici sono il frutto di un confronto tra i prezzi di un certo periodo e quelli dello stesso periodo dell’anno precedente. Se pensiamo che lo scorso anno in questo periodo sia il prezzo dell’energia sia quello dei beni alimentari era enormemente aumentato, anche per effetto della guerra in Ucraina, si intuisce il motivo di una frenata dei prezzi così incisiva.
La spesa ci costerà meno?
Frenata dei prezzi, è bene tenerlo presente, non significa calo dei prezzi. Così, se la notizia di un generale calo dell’inflazione è senza dubbio buona, non deve però indurci a pensare che ai distributori di benzina o nei supermercati troveremo prezzi più bassi di quelli attuali. Bensì, troveremo prezzi aumentati ma di poco rispetto ai mesi precedenti. Questo perché l’inflazione di fondo, come abbiamo visto dai dati precedenti, si attesta sul 4,2%. I generi alimentari, inoltre, hanno registrato un aumento del 6,3%.
In sintesi, anche se siamo lontani dai numeri dello scorso anno, fare la spesa continuerà a costarci qualcosina in più.