L’Italia si schiera dunque con gli USA nella crisi russo – ucraina, e con lei l’Europa che approva nuove sanzioni economiche contro la Russia che riguardano sopratutto il settore energetico.
La Mogherini, nostro Ministro nonchè alto rappresentante UE per la politica estera, accusa il Cremlino, con la benedizione di Renzi, dichiarando «La colpa è di Mosca se non esiste più un partenariato strategico con la Russia». Se infatti inizialmente l’Europa era stata titubante nel prendere posizioni, anche a ragion veduta dal momento che il 50% delle forniture energetiche provengono proprio dalla Russia, attraverso l’Ucraina, ora Bruxelles sposa le posizioni USA e dunque l’occidente si schiera contro la “minaccia russa”.
La Russia risponde con le parole di Medvedev «se ci saranno sanzioni connesse all’energia o ulteriori restrizioni al nostro settore finanziario, dovremmo rispondere in modo asimmetrico, ad esempio con restrizioni nella sfera del trasporto aereo».
Ma l’accelerata è arrivata soprattutto con il vertice Nato in Galles dove si è discusso del dislocamento di nuovi contingenti militari in Europa Orientale. Un vertice fondamentale per i futuri risvolti tanto della questione ucraina, quanto di quella in medio oriente dove si discute di possibili interventi; al centro delle quali ci sono gas e petrolio. Per il momento è già stato dato il via ad un’esercitazione su larga scala, la “Steadfast Javelin II” con centinaia di militari di nove Paesi Nato – tra cui l’Italia – cominciata tra Polonia, Germania e Stati baltici. Per il vice segretario del consiglio di sicurezza russo, Mikhail Popov questa «È la prova della volontà dei leader degli Usa e della Nato di continuare la loro politica di deterioramento delle relazioni con Mosca».
Ma l’ingerenza occidentale ha potuto compiere passi vincenti in Ucraina grazie anche al nuovo governo portato avanti dalla figura di Poroshenko, pro UE e dunque USA, eletto mentre la guerra imperversava. Guerra che ricordiamolo va avanti dallo scorso marzo, contro la presenza russa del Donbass, la stessa che viene definita in sede Nato “un’invasione russa in Ucraina”.
Per mesi l’esercito ucraino, composto per lo più da mercenari di varia nazionalità, ha sparato su civili, ambulanze ed utilizzato armi proibite, come denunciato più volte dal comitato investigativo russo; ed oggi più di un milione sono gli sfollati e le morti civili più di 2.200, tra queste anche quelle di due giornalisti italiani, il fotoreporter Andy Rocchelli e il suo collega e interprete russo Andrei Mironov.
Il Donbass, dichiaratosi indipendentista, è sempre stato più in là che di qua, contando su un’alta presenza etnica russa. Loro con l’Ue non hanno mai voluto avere nulla a che fare mentre invece l’economia europea ci guarda sempre ad est, ma non per esportare democrazia e diritti, bensì per ottenere la liberalizzazione del mercato energetico, che qui è ancora gestito dalla Russia, oltre che delocalizzare imprese e servizi che poi hanno il loro merato in occidente.
Sposando le posizioni USA l’Italia rischia molto, forse più di tutti gli altri Paesi europei sulla questione energetica. Mentre infatti Francia, Germania e Gran Bretagna dispongono di risorse che provengono anche da massicci investimenti sul nucleare, l’Italia può contare solo su una limitata parte di risorse energetiche di autoproduzione, il gas russo soddisfa il 43% del fabbisogno energetico italiano; da non sottovalutare anche il Made in Italy nel mercato orientale, l’Italia infatti risulta essere tra i primi sei Paesi fornitori della Federazione Russa.