Il tema del viaggio e la Patagonia sono protagonisti diretti e indiretti di questo romanzo che affronta tanti temi intrecciando generi narrativi anche molto differenti. Il tema delle migrazioni, della fine delle popolazioni e delle culture originarie della Terra del fuoco e della Patagonia annientate dagli europei, il tema dell’esilio, della morte e del senso della vita, quello del rapporto conflittuale con la propria terra d‘origine, l’Italia. E non meno importante il tema della fine della letteratura di viaggio, morta perché non c’è più nulla da scoprire, nell’epoca del turismo globale in cui tutto è già visto e già scoperto.
Oggi ala libreria iocisto a Napoli, doppio appuntamento per parlare di migrazioni con il libro di Mariano Bàino “In (nessuna) Patagonia” e per incontrare Iaia Caputo, parlare dei suoi romanzi e ascoltarli da una voce d’eccezione.
Proseguono, quindi, dopo quello della settimana scorsa con Dacia Maraini, gli incontri con gli autori. Iaia Caputo firmerà copie di “Era mia madre” il suo ultimo libro (ed Feltrinelli) e parlerà dei suoi romanzi. In “Era mia madre” Iaia Caputo scava nel cuore di una figlia per arrivare al grande cuore di sua madre, per ripercorrere la catena dei giorni e dell’accadere, perché capita che infine sia il dolore che insegna l’arte di vivere.
Mariano Bàino è nato a Napoli nel 1953, dove vive e lavora dopo una significativa esperienza di vita e lavoro a New York. È stato tra i fondatori, nei primi anni ’90, della rivista “Baldus” e del Gruppo 93, che hanno animato in Italia un complesso dibattito su moderno e postmoderno, avanguardia e tradizione, e, più in generale, sul mutare delle strutture comunicative e sugli effetti di derealizzazione nella società massmediale. Nella sua poesia si incontrano pluristilismo, apertura ai dialetti e alle lingue straniere. I suoi libri di poesia comprendono “Camera iperbarica” (Tam Tam 1983); “Fax giallo” (Il Laboratorio, ed. non venale con serigrafie,1993, II ed. Zona 2001); “Ônne ‘e terra” (Pironti 1994, II ed. Zona 2003); “Pinocchio moviole” (Manni 2000, Premio Feronia); “Sparigli marsigliesi” (Il Laboratorio, ed. non venale con acquetinte e acqueforti, 2002, II ed. d’If 2003); “Amarellimerick” (Oedipus 2003). Nel 2008 ha pubblicato con Le Lettere di Firenze l’opera narrativa “L’uomo avanzato”. Ha riunito aforismi, prosette, microracconti, in uno zibaldino dal titolo “Le anatre di ghiaccio” (ed. l’ancora del mediterraneo 2004).
Iaia Caputo è nata a Napoli come Mariano Bàino. Vive a Milano. È stata a lungo giornalista. Ha collaborato con Il Mattino di Napoli, con la Rai e con diverse testate giornalistiche nazionali. Redattrice di Marie Claire per dieci anni, si è poi occupata di libri, come titolare della rubrica per Flair, e scrivendo per Il Diario, Il Mattino, e per D. di Repubblica. A un certo punto della sua vita ha abbandonato il giornalismo e si è dedicata alla scrittura. Ha pubblicato diversi saggi, tra cui “Mai devi dire”, sul tema degli abusi sui minori in famiglia, “Conversazioni di fine secolo”, una raccolta di interviste a scrittrici italiane e straniere, “Di cosa parlano le donne quando parlano d’amore”, e il romanzo “Dimmi ancora una parola” (Guanda). Da alcuni anni svolge come libera professionista la professione di editor di narrativa italiana.