Si è inaugurata sabato 14 aprile 2018 In fluenti traslati, una mostra dedicata a un maestro della poesia concreta e sonora internazionale, Arrigo Lora Totino (Torino, 3 agosto 1928 – 15 settembre 2016) , presso la Fondazione Berardelli di Brescia, a cura di Giovanni Fontana. La mostra (resterà aperta fino al 12 maggio), un’ampia raccolta di opere di cui la Fondazione si è arricchita nel tempo, favorita anche da una vecchia amicizia e collaborazione con l’artista torinese, rappresenta tutte le tappe fondamentali di Lora Totino, creazioni molteplici e sinestetiche che certificano la sua poliedricità e spirito indagatore sul piano della ricerca e di nuovi settori della creatività. Infatti, prima di dedicarsi alla poesia in tutte le sue forme sperimentali, Lora Totino, si era affacciato sul mondo della pittura, inizialmente con uno stile neo-espressionistico, per passare poi all’astrattismo, all’informale e all’optical art. Forse è stata questa evoluzione del suo percorso artistico che gli ha aperto le porte della poesia concreta e sonora, delle sperimentazioni performative.
Alcune di queste sono la poesia ginnica (il gesto integrato con la parola), la poesia fonica e le mimo-declamazioni, di taglio ironico e cabarettistico, inventando le “verbotetture” e i “cromofonemi” (il segno tipografico nelle sue varie versioni) che porta sulle scene di gran parte del mondo. Aiutandosi col l’idromegafono, una specie di lungo imbuto, costruito con la collaborazione di Piero Fogliati, che riempiva d’acqua per ricavare suoni “idrici” particolari gorgogliati da intense soffiature, nel 1968 pubblica anche il suo primo disco: Poesia liquida, in Il liquimofono, congegno generatore di musica liquida e di poesia liquida, inflessioni tuffate nell’idromegafono (Studio di Informazione Estetica, Torino, Vanni Scheiwiller, Milano, 1968).
La fluidità del parlato diventa lo scorrere di un liquido che darà vita alla poesia liquida, plasmando, deformando, modellando il materiale linguistico. Anche il corpo ha la sua importanza nel declamare la poesia: spesso si presenta sulla scena con calzamaglia nera o bianca, con fisico agilissimo, sorprendendo il pubblico con acrobazie vocali condizionate dal movimento del corpo e dalle esigenze della scena, ispirandosi alla lezione futurista, di cui è un accanito estimatore. Delle sue verbotetture, poesie dattiloscritte, dirà: «Le mie Verbotetture sono architettura di parole sulla superficie della pagina o nello spazio tridimensionale (nel caso del corpo della poesia). L’idea è di correlare e integrare i valori visual-semiotici (il segno tipografico nelle sue varie versioni di misura, carattere, intensità), con i valori verbo-fonici».
La poesia di Lora Totino sin dalle prime prove (inizio anni ’60) si è sempre rivolta al superamento della stagnazione letteraria del periodo troppo impegnata sul versante politico ed ermetico. Occorreva una rivista sperimentale che si opponesse alla stagnazione di cui prima. Ed ecco che Lora Totino si mette subito all’opera dando vita nel 1961 ad «Antipiugiù», una rivista d’avanguardia letteraria, avvalendosi, grazie ad Alfredo De Palchi, della collaborazione di redattori esteri: Franz Mon, Chris Bezzel, Karl Heinz Roth e Segio Hediger. «La rivista – si legge sulla copertina del n. 4 (novembre 1996) ‒ non consiste in un numero chiuso di collaborazioni ma si forma per mezzo di continui incontri di testi, la sua apertura verso l’esterno è la condizione stessa della sua esistenza».
Anche la produzione verbovisuale e di scritture figurate (alla maniera dei carmi del Cinquecento) è di grande importanza e molto vasta, passando da una dimensione all’altra, da qui il titolo della mostra Fluenti traslati. Insomma, Lora Totino è stato un “tritaparole” che ci ha regalato opere di grande spessore.