Nonostante la maggior parte dei tumori abbia visto un calo delle morti negli ultimi anni, le morti per cancro alla prostata sono invece in aumento negli Stati Uniti. A denunciarlo un nuovo rapporto dell’American Cancer Society, che prevede nel 2020 il numero di uomini che moriranno di cancro alla prostata raggiungerà un numero record rispetto agli ultimi due decenni, con un aumento del 5 percento rispetto allo scorso anno.
“Il rapporto annuale del Cancer Facts and Figures, appena pubblicato, registra che le riduzioni della malattia si sono arrestate per il cancro alla prostata”, ci dice il Dr. Andrea Militello, stimato Urologo e Andrologo con studi Roma e Milano.
Altre studi preoccupanti prevedono che nel 2020, il cancro alla prostata riceverà il maggior numero di diagnosi tra i tumori maschili, con il 21% dei nuovi casi di cancro correlati alla prostata, rispetto al secondo più alto, polmone e bronchi, solo al 13%.
Nel 2020 gli uomini saranno ancora diagnosticati al ritmo di 1 su 9 uomini. Questo rende il cancro alla prostata la diagnosi di cancro più probabile tra gli uomini, seguita da polmone e bronchi ad un tasso di 1 su 15.
“Il rischio di morte per cancro alla prostata è più alto tra gli uomini che sviluppano malattie metastatiche”, spiegato il Dr. Militello, libero docente della Università Federiciana di Cosenza.
“Negli ultimi dieci anni sono stati approvati più trattamenti per le malattie metastatiche, eppure il tasso di mortalità per cancro alla prostata è aumentato, e forse è aumentato negli ultimi anni. Il paradigma prevalente tra gli oppositori dello screening del cancro alla prostata è stato che il significativo declino della mortalità per cancro alla prostata nella cosiddetta era del PSA è stato anche attribuito a “un trattamento migliore”, spiega ancora l’urologo.
“Tuttavia, la proliferazione di trattamenti specificamente diretti alla malattia in fase avanzata non ha intaccato i tassi di mortalità. Questo fatto, insieme alla continua diminuzione della mortalità in altri tumori schermati, come polmone e colon-retto, dimostra ulteriormente l’utilità dello screening del PSA in pazienti opportunamente selezionati”, conclude il Dr. Militello.
L’ipotesi è che l’aumento dei decessi per cancro alla prostata sia correlato alla mancata prevenzione a corpi medici statunitensi, come la Task Force dei servizi di prevenzione degli Stati Uniti, che scoraggia il test salvavita di PSA.
Perché se il cancro alla prostata è preso in tempo il paziente ha una probabilità del 99% di sopravvivere. Questo è tre volte più alto rispetto a quando il carcinoma prostatico si trova in uno stadio avanzato, in cui i pazienti ha solo un tasso di sopravvivenza del 30 percento.